VENEZIA 60 – "Gioielli in Laguna", a proposito della Sezione Retrospettiva.

Stefano Della Casa, curatore della Sezione Retrospettiva, ha provato a raccontare, in 18 film, la storia e la leggenda della produzione italiana, attraverso grandi e meno noti registi italiani del periodo che va dal 1945 al 1975.

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"L'industria dei prototipi" è il titolo che il curatore ha voluto assegnare alla sezione dei ricordi. Il periodo che va dal 1945 al 1975 è stato ricco di soddisfazioni per il Made in Italy. Pur non accorpando definitivamente le smisurate potenzialità della programmazione industriale e quindi rimanendo legata ad un mondo più prettamente artigianale, per trent'anni il cinema italiano ha tenuto testa al cinema hollywoodiano. Taylorysmo contro bottega. L'intuito, il lampo di genio, l'ingenuità dei film popolari contro l'ottimizzazione del prodotto. L'intento della retrospettiva è stato quello di raccontare i diversi modi con i quali i produttori italiani hanno provato ad esportare il proprio cinema anche all'estero. Non solo cinema dei maestri (Fellini, Visconti, ecc.) ma anche gli Ercole e piccoli horror. Non solo grossi budget e star system straniero ma anche prodotti a prezzi stracciati. In più, la retrospettiva è stata arricchita da 18 cinegiornali dell'epoca, ciascuno abbinato a un film della rassegna: trovati e montati da Pasquino Del Bosco, un occhio di riguardo è stato riservato per il lavoro di Lello Bersani in tutti gli anni di Biennale presente. Tutti i film sono stati presentati in copie ottime o restaurate dalla Scuola Nazionale di Cinema e corredati da una interessante apparato fotografico per lo più inedito. Oltre a titoli di immediato richiamo, quali Francesco Giullare di Dio, Riso Amaro, Pane Amore e Fantasia, La Ciociara, La Grande Guerra, Ultimo Tango a Parigi, L'armata Brancaleone, andrebbero menzionate almeno quattro chicche. Legati ad unico filo conduttore, quello delle influenze pop e underground, si riscoprono: Diabolik e Terrore nello spazio di Mario Bava, La morte ha fatto l'uovo di Giulio Questi e Toby Dammit di Federico Fellini. Diabolik è del 1968 e rappresenta forse il prototipo del film pop italiano, fatto di effetti speciali e trovate visive di folgorante avvienerismo. Michel Piccoli è nel ruolo di Ginko, il commissario, mentre John Philip Law è l'eroe mascherato. Terrore nello spazio è stato invece un cult movie in tutto il mondo: Alien ne sa qualcosa…

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Renato Pestriniero è il genio soggettista dell'opera. La morte ha fatto l'uovo è un'analisi socio-biologica di profetica attualità: con la Lollobrigida e Trintignant nei ruoli principali. Giallo pop in cui il gigante del progresso fagocita ogni forma di sopravvivenza. Toby Dammit  è, infine, un horror che ha per sfondo la lavorazione di un western. È l'inglobazione, "in toto" del cinema italiano dell'epoca, che esprime tutto le suggestioni oniriche e narrative dell'universo felliniano.          

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