VENEZIA 61 – "Penso che l'innocenza sia un'attitudine fondamentale per eliminare i pregiudizi". Incontro con Wim Wenders

Le contraddizioni dell’America contemporanea viste attraverso lo sguardo di un veterano del Vietnam e della sua giovane nipote. Girato a basso budget ed in digitale l’ultima opera di Wim Wenders “Land of plenty” ( il cui titolo rievoca una canzone di Leonard Cohen) racchiude molti dei topoi presenti nella lunga cinematografia del regista tedesco.

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Le contraddizioni dell’America contemporanea viste attraverso lo sguardo di un veterano del Vietnam e della sua giovane nipote. Entrambi assisteranno alla morte di un barbone mediorientale, e si troveranno ad indagare sull'accaduto…Girato a basso budget ed in digitale l’ultima opera di Wim Wenders “Land of plenty” ( il cui titolo originale rievoca una famosa canzone di Leonard Cohen) racchiude molti dei topoi presenti nella lunga cinematografia del regista tedesco.

Con quali occhi ha guardato all’America in un momento così delicato della sua storia?

Amo molto l’America, troppo per attaccarla in un momento per lei così difficile. Realizzando questo film ho solo cercato di analizzare i miei sentimentio di cristiano ed europeo nei confronti di questo paese che molti, troppe volte in modo semplicistico, giudicano come il nemico. Mi piace quello che l’America rappresenta anche se troppo spesso esprime le sue idee in modo troppo perverso, deviato.

Cosa lo ha spinto a raccontare i sentimenti di due americani a confronto con la propria storia più recente?

Ho raccontato la povertà e la paranoia che affliggono gli Stati Uniti con la speranza ultima di suscitare un dibattito e di aprire il cuore e gli occhi degli americani, troppo spesso vittime di paranoie, disinformazione e pregiudizi.

Il film è pervarso da un senso di innocenza, rappresentato dalla giovane protagonista.

Penso che l’innocenza non si possa acquisire è soprattutto uno stato mentale, un’attitudine fondamentale per eliminare i pregiudizi. L’innocenza del film è dovuta alla giovane età della protagonista. Allo stesso modo anche molti tra i miei collaboratori sul set sono stati molto giovani, alcuni addirittura alla loro prima esperienza cinematografica. Questo ha sicuramente contribuito a fornire il film di una propria legerezza e spontaneità.

Lei vive in america ormai da molti anni. Quali sono stati, secondo lei, gli errori più grandi che sono seguiti all’11 settembre?

Le reazioni alla strage dell’11 settembre hanno reso le cose ancora più dificili ed hanno finito per alimentare ancora di più il terrorismo. La guerra non è mai la risposta giusta e sono molto deluso dal modo in cui il mondo sta reagendo alle tragedie ed alla violenza. Fortunatamente Bush da solo non rappresenta tutti quegli americani convinti che la difesa della libertà passi soprattutto per la non violenza.

A cosa si riferisce “l’abbondanza” del titolo?

Si riferisce ad un’abbondanza materiale, ma è spesso una ricchezza per pochi che nasconde un grande buco nero, un vuoto enorme dove prospera invece solo la povertà. Ancora oggi sono moltissimi negli Usa coloro i quali non hanno accesso alla sanità e all’istruzione.

L’ultima scena girata sul cantiere di Ground Zero vuole essere un messaggio di speranza?

La scena non va vista come un lieto fine, definisce la posizione morale entro cui è possibile agire. La scelta di girare lì è stata praticamente obbligata: dovevo ritrarre il punto di non ritorno della storia, il luogo emblematico per eccellenza.

Anche i suoi documentari sull’America descrivono il paese in modo molto originale. Questo fatto è dovuto forse al suo essere europeo?

Quando ero giovane ho visitato l’America e per alcuni anni ho vissuto l’illusione di voler essere un regista americano. Anche se ho dichirato la fine del sogno americano, non vuol dire che oggi questo paese mi piaccia di meno. Per quanto riguarda l’essere europeo questo mi avrà sicuramente influenzato ma non credo in maniera troppo diretta e cosciente.

Come è stato accolto “Land of plenty” in America?

In America il film non è stato ancora distribuito, la settimana prossima verrà proiettato a Toronto. Quei pochi americani che hanno visto il film ne sono rimasti molto scossi e per questo credo di aver raggiunto il mio obiettivo.

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