VENEZIA 61 – "Vital", Shinya Tsukamoto (Orizzonti)

La parola dissezione non (r)esiste. Per Tsukamoto l'acciaio della città si spezza e non si piega tra i labirinti mnestici. Da Tetsuo ad A snake of june non c'è corpo interno ed esterno ma fulgide attrazioni metafisiche fibrillanti energia magnetica tra la carne e il sintetico. La vitalità è nell'occhio interminabile che scruta nuovi spazi immaginabili.

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La parola dissezione non (r)esiste. Per Tsukamoto l'acciaio della città si spezza e non si piega tra i labirinti mnestici. Da Tetsuo ad A snake of june non c'è corpo interno ed esterno ma fulgide attrazioni metafisiche fibrillanti energia magnetica tra la carne e il sintetico. Hiroshi si sveglia in ospedale e scopre di aver avuto un incidente e di aver perso la memoria. Lentamente ritorna alla sua vita di sempre come studente di medicina. Alle lezioni d'anatomia conosce una ragazza, Ikumi con la quale instaurano un rapporto a distanza. Un giorno sul tavolo dell'autopsia si ritrova il corpo della sua ex ragazza e comincia per lui un viaggio a ritroso per ricongiungere i pezzi mancanti del suo passato prossimo. Di lì in avanti, Hiroshi sarà stretto nella morsa di un sentimento solo assorbito e mai assopito. Dalle possibili mutazioni che il corpo soggiace all'interno ci si perde come in un tunnel buio che nasconde il cemento della città, vasto mondo immaginario (de)composto. Tsukamoto apre il corpo con un colpo secco di bisturi per perdersi e studiarlo come il Leonardo Da Vinci contemporaneo. Affilati e causticamente cronenberghiani i tagli sul presente imballato e cangiante. Cinema concentrico prima ancora che eccentrico che circonda microcosmi mentali perchè la coscienza umana si arrenda e si mostri agli occhi famelici di verità. La coscienza si sovrappone tra sovrumano e subumano stratificandosi incessantemente negli spazi aperti e chiusi senza farsi mai scoprire e denudare. La ricerca gronda speranze disilluse e romanticamente fugaci sulla soglia di dentro o fuori, morte o vita. Il metallo è (con)fuso tra i brandelli dei processi cognitivi primari: spettacolare sono le torri fumanti che si sdoppiano nella percezione di piste sotterranee, architetture occulte, portatrici di malefici o di promesse che la corporeità rimette in moto per un paradossale miracolo divino. E' frattura tra il presente irrisolto e la profonda consapevolezza di sè e dell'altro. La vitalità del film è nell'occhio interminabile che scruta nuovi spazi immaginabili (con)gelando la nevrotica e devastante "cyberg/vision" dell'uomo tutto di un pezzo… di ferro.                      

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