Venezia 62 – "Arido movie", di Lirio Ferreira (Orizzonti)

Ferreira confeziona un film in cui intende mostrare la faccia oscura del Brasile un accurato lavoro sulla fotografia che vuole far passare una desolazione non soltanto dei luoghi, ma anche dell'anima, non corrisponde un contenuto altrettanto accurato. ne risulta un film disorganico e disorientato.

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Per Jonas, presentatore meteo in TV, il ritorno, dopo l'assassinio del padre, significherà immergersi in una realtà sconosciuta fatta di misticismo e violenza. nel nord-est del Brasile la terra soffree di una persistente siccità e l'accesso all'acqua è vitale. In questo scenario bruciato si svolge Arido movie.

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Ferreira confeziona un film in cui intende mostrare la faccia oscura del Brasile, raccontando una storia che mescoli la profonda e invisibile religiosità mistica ed una realtà scomoda e visibile di malavitosi e assassini. Il tentativo ulteriore è quello è quello di trasformare il ritorno di Jonas in un sofferto viaggio interiore.  Sintomo evidente di questo tentativo è il lavoro svolto sulla fotografia che, nel suo sensibile viraggio leggermente solarizzato, vuole far passare quella desolazione che non è soltanto dei luoghi, ma anche dell'anima. un Brasile estraneo al colore al quale sianmo abituati, una insistita desertificazione offrendo uno sguardo diverso sul paese più colorato del mondo.  


I meriti del film finiscono qua. Arido movie, che lavora su più microstorie, non funziona con i suoi salti narrativi, impacciati ed eccessivi e che alla lunga finiscono con il cancellare qualsiasi piacere della narrazione. disordinato e disorientato, finisce con il procedere, per smarrire  ogni inziale intenzione in un inestricabile labirinto di misticismo new age e animismo ancestrale che appare estraneo al plot. così lentamente il film va verso una inarrestabile deriva e la finale disomogeneità conferma la perdita di qualsiasi controllo da parte del proprio autore. A migliorare le cose non bastano le intenzioni, quelle cioè di rappresentare un entroterra in cui come in un "calderone … convergono tutte le leggende, sia ricorrenti che moderne, di una realtà fantastica e allo stesso tempo veritiera.", ma una discrasia tra una confezione attenta e un contenuto approssimativo rafforza, invece, l'ipotesi di una certa tendenza complessivamente estetizzante nel progetto di Lirio Ferreira.

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