VENEZIA 62 – "Brockeback Mountain", di Ang Lee (Concorso)

Dal racconto omonimo di Anne Proulx pubblicato dal New Yorker nel 1997, l'opera ha i suoi momenti più belli nelle sequenze ambientate in montagna mentre appare più controllata la vita privata dei protagonisti quando sono separati. Cinema fluviale che attraversa oltre vent'anni, sicuramente imperfetto ma davvero emozionante.

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Cavalca attraverso lo spazio e il tempo il cinema di Ang Lee aprendo un territorio sterminato, infinito, quasi un'ultima frontiera. E' quella rappresentata dallo spazio sconfinato di Brockeback Mountain dove nel 1963 si conoscono per la prima volta Jack Twist (Jake Gyllenhall) ed Ennis Del Mar (Heath Ledger) due cowboy che vengono assunti dal rancher locale Aguirre (Randy Quaid) per lavorare come pastori di pecore su quelle montagne. Tra i due però nasce, con il passare dei giorni, una passione incontrollabile. I due sono però costretti a separarsi alla fine dell'estate. Ennis rimane del Wyoming, sposa la sua fidanzata Alma (Michelle Williams) dalla quale avrà due figlie. Jack invece, durante un rodeo, conosce in Texas Lureen (Anne Hathaway). I due si sposano, hanno un figlio e lui comincia a lavorare per il padre di lei, Malgrado passano gli anni però, il sentimento che unisce i due uomini non accenna a spegnersi.

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Tratto dal racconto omonimo di Anne Proulx, pubblicato per la prima volta sul "New Yorker" nel 1997 e vincitore del Premio Pulitzer, Brockeback Mountain attraversa un arco di tempo di oltre 20 anni in cui si sentono quei segni di quel 'cinema della nostalgia' che ha spesso caratterizzato la scrittura di Larry McMurtry (che ha scritto la sceneggiatura assieme a Diana Ossana), autore, tra gli altri, del romanzo e dell'adattamento dello script di L'ultimo spettacolo di. La Brockeback Mountain, in effetti, ha lo stesso potere nella memoria della cittadina del Texas dell'inizio degli anni Cinquanta del film di Bogdanovich e di questo film emergono immagini come altri squarci del passato come, per esempio, il drive-in. In effetti sono proprio le sequenze ambientate in montagna, in quello che è stato definito riduttivamente un 'western gay', la parte più emozionante, più libera del film, come se Lee volesse riappropriarsi in maniera più compiuta non solo del genere ma anche di quegli spazi di Cavalcando col diavolo. In questa parte del film ci sono soltanto tre protagonisti sulla scena: Jack, Ennis e, a tratti Aguirre. Poi immagini di nuvole, cielo aperto, gregge di pecore che può arrivare ad occupare pure tutta l'inquadratura, fiumi, con un'impatto del paesaggio che forse Lee ruba al cinema di Michael Cimino, ma nel quale però si respira cinema a 360° gradi grazie anche all'apporto della fotografia iperrealista che manipola quasi tutte le tonalità cromatiche di Rodrigo Prieto (8 Mile, La 25° ora). Appare invece più controllata la vita separata dei due protagonisti. Il loro matrimonio con le rispettive mogli, i segni del passaggio del tempo (il coltello elettrico che taglia un tacchino) e un lavoro di make-up sui volti dei protagonisti attraverso il quale si giustificano le consistenti ellissi temporali. Però, anche in questa fase, Brockeback Mountain è un'opera che raggiunge direttamente, che tocca, forse anche attraverso mezzi narrativi e visivi anche un po' furbi ma in cui piace farsi ingannare. Lee riaffronta tematiche gay dopo Il banchetto di nozze ed amplia anche gli orizzonti nella rivisitazione dei generi con le immagini del rodeo, una specie di avventura stavolta terrena e non aerea rispetto a La tigre e il dragone. Dentro però le sequenze domestiche, dove la casa diventa per i due protagonisti (dove emerge un sempre più bravo Jake Gyllenhall accanto a un efficace Heath Ledger) una specie di galera rispetto agli spazi aperti dove possono vivere liberamente la loro storia d'amore, si intravedono anche quei lampi di quei conflitti familiari di Tempesta di ghiaccio, uno dei film più belli di Ang Lee, che rendono quest'opera ancora più complessa in quanto le forme visive del cinema taiwanese si vanno a scontrare con quelle del romanzo da cui è tratto. Il risultato è anche un cinema imperfetto, ma davvero emozionante.

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