VENEZIA 62 – "Ognuno di noi dovrebbe cercare di scrivere o di disegnare ciò che vede con i suoi occhi". Incontro con Miyazaki Hayao.

Il regista giapponese vincitore dell'Oscar e dell'Orso d'oro nel 2002 con Spirit Away e in concorso a Venezia l'anno scorso con "Howl's moving castle", a settembre nelle sale, è ritornato al Lido per ritirare il Leone d'oro alla carriera.

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A lei piace disegnare soprattutto personaggi femminili, crede che la donna abbia uno spettro di emozioni più ampio rispetto all'uomo?

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Le donne mi piacciono, questo è il motivo principale, esse rappresentano per me un mistero, che aumenta il mio interesse verso di loro.


 


Kurosawa a detto che lei poteva essere il suo unico erede, secondo lei quale regista della nuova generazione potrà essere il suo erede?


Non sapevo che Kurosawa avesse detto ciò; invece, per quanto mi riguarda, non ho mai pensato ad un erede, spero solo che emergano tutti i giovani talenti del cinema di oggi.


 


Ci può parlare del rapporto con i suoi film e con i loro messaggi?


Se avessi saputo trasmettere ciò che penso attraverso le parole non avrei fatto dei film, è lì che dovete cercare ciò che ho da dire.


 


Cosa pensa dei DVD come supporto per vedere i film anche in lingua originale?


Io non ho neppure un lettore DVD e non ho in programma di comprarne uno.


 


Quali sono stati i film o i cartoni animati che l'hanno di più influenzata?


Sono stato influenzato, in particolar modo, dai cartoni animati degli anni '50, poi, col tempo, ho smesso di vedere film.


 


In che modo i suoi film si rapportano al mondo?


Io nutro una grande delusione verso il mondo di oggi, ma al tempo stesso un senso di responsabilità per i bambini che sono nel mondo, questo mi spinge, spesso, a chiedermi quali film realizzare.


 


E' nota la sua ritrosia a concedere interviste o a spostarsi per delle manifestazioni come questa, come mai ha deciso di venire a Venezia?


Ho deciso di venire qui per la passione di Marco Muller per il mio cinema e per il cinema asiatico in generale.


 


Quale tra i suoi film è quello che preferisce di più?


Come un genitore per i propri figli, anch'io non ho alcuna preferenza per i miei film.


 


Lei ha detto che un lungometraggio è come una cena completa, lo conferma?


Si, perché una cena completa ti permette di poter mangiare e gustare più cose, invece un cortometraggio è come una merendina o un dolcetto.


 


Cosa pensa di Venezia?


E' un posto interessante, da scoprire, anche se, per ora, ho avuto il tempo di passeggiare solo intorno all'hotel.


 


Come può il cinema giapponese contare per il mondo?


Non saprei, penso che la mia missione sia quella di fare cartoni animati.


 


Che rapporto ha con la letteratura o la saggistica in generale?


Ho letto diversi libri che mi hanno colpito, uno di questi è stato il romanzo di Diana Wynne Jones da cui ho tratto Howl's moving castle, anche se per creare un film non occorre per forza leggere un libro, così come per creare un cartone vederne uno.


 


Quale è il suo rapporto con le nuove tecnologie nel suo lavoro?


Io cerco sempre di introdurre nuove tecnologie nel mio lavoro, ma non lascio che siano esse ad imporsi, i cartoni animati devono sempre cominciare da un foglio ed una matita.


 


Chi è in realtà Totoro, la talpa gigante che salva i bambini e che compone il logo del suo studio di Tokyo?


In realtà Totoro è ciò che non è facile capire, ma che è sempre intorno a noi.


 


Lei in passato ha lavorato per la tv, realizzando cartoni come Conan, ragazzo del futuro e Lupin III, quale è oggi il suo rapporto con essa?


E' vero, da giovane ho lavorato molto per la tv, facendo tesoro di quella esperienza, oggi non ci riesco più.


 


Ha dei referenti pittorici per i suoi film?

Si sono stato molto influenzato dalla pittura, però penso che ognuno di noi debba guardare il mondo con i suoi occhi e non attraverso una lente, quindi ognuno di noi deve cercare di scrivere o di disegnare ciò che vede con i suoi occhi.

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