VENEZIA 62 – "Vokaldy paralelder (Paralleli vocali)" di Rustam Khamdamov (Orizzonti)

Il film è sicuramente un tentativo-limite di racchiudere attraverso il cinema un insieme di forme e di suoni. E' però altrettanto vero però che,malgrado la sua esigua durata (circa 65 minuti). è anche un'opera respingente, in cui la dimensione metaforica diventa quasi l'esibizione di uno stile

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Anomalo film-concerto questo Paralleli vocali del regista di origine ubzeka Rustam Khamdanov, che si laureò in regia al VGIK di Mosca nel 1969 e, oltre all'attività cinematografica, ha svolto pure quelle di pittore, stilista, costumista e scenografo. E l'impianto figurativo del film è denso e frammentato, come se diverse arti, nelle forme e nei colori, contribuissero a formare l'immagine che si vede. Protagonista è una donna con una pelliccia bianca che passeggia nellaselvaggia steppa kazaka e sta scrivendo un libro sui cantanti d'opera, sulla loro vita e sulla loro fede. Guarda nella macchina da presa, cammina nei pressi di un palazzo decorato, diventa per Khamdamov l'altro sguardo attraverso il quale si mette in moto il tentativo di filmare l'opera lirica. Ed è così che si assiste alla rappresentazione delle opere di musicisti Puccini, Verdi e Rossini dove ogni volta ogni 'evento musicale' viene presentato dalla protagonista. Il film, che segna il ritorno del regista dietro la macchina da presa dopo 14 anni (il suo ultimo film è infatti Anna Karamazova del 1991) è sicuramente un tentativo-limite di racchiudere attraverso il cinema un insieme di forme e di suoni. E' però altrettanto vero che Paralleli vocali, malgrado la sua esigua durata (circa 65 minuti) è anche un'opera respingente, in cui la dimensione metaforica diventa quasi l'esibizione di uno stile. La pellicola può essere anche visto come 'film sperimentale', però rispetto a questo genere non si assiste alla costruzione progressiva di ciò che viene filmato (tranne all'inizio del film dove la macchina da presa segue la protagonista), ma gli spazi  i personaggi sono già elementi di un quadro prestabilito. Quindi Paralleli vocali è certtamente un anomalo film-concerto dove però non è l'opera lirica che diventa immagine ma evento riprodotto con ambienti e figure scelte dallo stesso regista che si ripropongono, leggermente modificato, ogni volta che cambia la rappresentazione da esibire. Un cinema quindi lavorato quello di Khamdamov che però risultaestraneo  fa di tutto per restarci.

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