VENEZIA 63: "L’arte è un’imitazione della vita e perciò come tale non può dare spiegazioni". Incontro con Manuel De Oliveira.

È dal 1956 che il maestro portoghese partecipa al Festival di Venezia e quest'anno lo fa con un omaggio a Luis Bunuel e Jean-Claude Carrière, ritornando sulle tracce dei personaggi di "Belle de Jour". Settanta minuti di cinema che racchiude quasi mezzo secolo, nutrendosi dell'immortalità dell'anima.

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È dal 1956 anni che il maestro novantottenne portoghese partecipa al Festival di Venezia e quest’anno lo fa con un omaggio a Luis Bunuel e Jean-Claude Carrière, ritornando sulle tracce dei personaggi di Bella di giorno (Leone d’Oro nel 1967). Dopo trentotto anni, due dei personaggi del film del regista spagnolo, De Oliveira li fa rivivere, nello strano segreto dell’unico protagonista maschile (Michel Piccoli è ancora Husson) e nel forte desiderio di venirne a conoscenza di quello femminile. Trascorsi questi anni i due personaggi si incontrano di nuovo. Lei (Bulle Ogier, già ne Il fascino discreto della borghesia, sostituisce Catherine Deneuve nella parte di Severine) cerca di evitarlo ma lui la fa cadere nella sua trappola. Settanta minuti di cinema che racchiude quasi mezzo secolo, nutrendosi dell’immortalità dell’anima.

 

Perché ha deciso di rendere omaggio a Luis Bunuel?

Il film mi è venuto in mente per caso e, visto che volevo rendere omaggio a Luis Bunuel e a Jean-Claude Carrière, ero felice di aver trovato un modo, forse il migliore, per farlo. Ho preso due degli strani personaggi del film Bella di giorno e li ho fatti rivivere, trentotto anni dopo, nello strano segreto dell’unico protagonista maschile e nel forte desiderio di venirne a conoscenza di quello femminile. Trascorsi questi anni, i due personaggi s’incontrano di nuovo. Lei cerca di evitarlo in ogni modo ma lui la insegue e alla fine cerca di attirare la sua attenzione con la promessa di rivelarle il suo segreto. Fissano un appuntamento e, durante la cena, la protagonista femminile, ormai vedova, attende l’agognata rivelazione: cosa egli aveva detto a suo marito, muro e paralitico a causa di un colpo di arma da fuoco sparato dall’amante.

 

 

Cosa si sente di dire del suo film?

 

Mi sento di dire che noi uomini abbiamo l’obbligo di chiedere perdono gli uni agli altri. La tolleranza è fondamentale nel mondo di oggi.

 

 

Il personaggio con il quale si confida Michel Piccoli si chiama Benedetto: c’è qualche riferimento particolare alla realtà di oggi?

 

Se si riferisce al Papa, le rispondo subito che non c’è alcun riferimento. Mi sembrava un adatto per un giovane e per rappresentare la gioventù. Il giovane barman rappresenta la sorpresa dell’uomo verso la perversione. Quando penso a quel personaggio mi viene in mente sempre la storiella di quell’uomo che, preso dalla voglia di sfogarsi, urla in un buco il suo delitto. Ecco, questa è ciò che ti prende quando incontri uno sconosciuto al quale racconti i tuoi più torbidi segreti.

 

 

Il suo film si apre con un concerto: ha voluto rendere omaggio anche ad un altro film di Bunuel, I dimenticati?

 

Ho voluto più che altro fare un film sul rincontro. Non era mia intenzione fare un omaggio nel vero senso della parola. Penso che per fare un omaggio avrei dovuto girare un film alla Bunuel.

Perché Catherine Deneuve non ha voluto interpretare la parte che le apparteneva in Belle de Jour?

 

Il mio film non è sugli attori ma è sui personaggi di Bunuel. Quindi non mi interessava far recitare gli stessi attori di trentotto anni fa. Il mio interesse principale era quello di far capire come la vera felicità della gioventù si senta solo dopo averla persa. Non saprei dire come la Deneuve avesse interpretato la parte, ma certamente io sono assolutamente soddisfatto di come ha lavorato Bulle Ogier.

 

 

Che cosa si sentirebbe di aggiungere sul Bunuel uomo?

 

Bunuel era una persona assai concreta, dura, inflessibile ed era sempre attento a mescolare il privato con il pubblico… nel suo cinema non si vede mai un atto sessuale. Bunuel aveva una forte eticità e grande rispetto per le donne. Bunuel era affascinato dal mistero, credeva nel mistero, ma non in Dio.

 

 

Perché ha scelto di omaggiare proprio Bella di giorno e non un altro film di Bunuel?

 

È difficile dare una risposta a questa domanda. A me interessava soprattutto il rapporto tra Bunuel e le donne, fatto di grande rispetto. Mi sento molto vicino a questa visione. Amavo molto la sua capacità di proiettare il suo modo di essere nel suo cinema.

 

 

Più che in altri suoi film, ci pare abbia dato ancor più libertà agli attori sul set…

 

Lascio sempre molto liberi i miei attori di esprimersi. Se una cosa che improvvisano a me piace, la faccio mia, senza problemi. Anche in questo film c’è una scena emblematica di quello che ho appena detto: è quando la Ogier lascia infastidita la cena e dimentica la borsa. In quella borsa Piccoli trova i soldi per pagare la cena stessa. Questo era tutto non scritto. Però adesso lasciatemi ci tengo a ringraziare delle persone che raramente vengono ricordate. Intendo ringraziare tutti i tecnici del film che per me sono come quegli operai che costruivano le cattedrali e venivano pagati per quanti mattoni riuscivano a trasportare. Loro sono dei santi perché non hanno un nome nel cinema e purtroppo nella vita di tutti i giorni. Si danno al prossimo sempre senza risparmio.

 

 

Che cosa c’è nella scatola che Michel Piccoli regala a Bulle Ogier durante la cena? 

 

 Non saprei dirle, perché è un segreto anche per me.

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