VENEZIA 63 – "Le pressentiment", di Jean Pierre Darroussin (Settimana della Critica)

“Le pressentiment” è un film sulla crisi esistenziale di un uomo alle soglie dei 50 anni che ha deciso di non appartenere più al suo ambiente sociale perché stanco delle convenzioni correnti. Con uno stile secco e un impianto da commedia sociale, il film sconcerta per la capacità di arrivare dritto al cuore del pubblico.

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Dopo una lunga carriera d'attore, Jean Pierre Darroussin ha diretto il suo primo film tratto dall'omonimo romanzo di Emmanuel Bove.

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Le pressentiment è un film sulla crisi esistenziale di un uomo alle soglie dei 50 anni. Charles Bénesteau dopo avere abbandonato la professione legale, la famiglia, gli amici e i riti di un ambiente sociale nel quale non si riconosce, si trasferisce in un quartiere popolare di Parigi recidendo ogni legame con l'ambiente borghese al quale apparteneva. La sua vita semplice e anonima, si svolge ora nel rapporto con i vicini di casa ai quali fornisce il proprio aiuto e dai quali non sempre sembra essere compreso. La sua diversità, la sua vita appartata disturbano perfino un vicinato dalle pretese semplici e popolari e comunque rispettose della figura che egli rappresenta nella piccola comunità. Solo Sabrina, una adolescente che Charles ha accolto in casa sua dopo la violenta separazione dei suoi genitori, sembra ricambiare pienamente la solidarietà dimostratele.


In questa specie di ascesi laica da stilita, Charles si dedica alla scrittura mettendo a frutto le proprie riflessioni. Cosicché la vera o presunta malattia terminale, che in un abile colpo di scena, tutto chiuso all'interno di una sosta in un bar, diventa tanto un espediente liberatorio quanto cupo presentimento che ha l'effetto di riaprire ogni possibilità per una nuova vita in un ottimismo forse più suggerito che reale.


Darroussin, per sua stessa ammissione, è profondamente coinvolto dal testo dal quale il film prende le mosse dimostrandosi interessato al suo tema per un distacco dall'"esagerata codificazione della nostra società". L'avere riservato per se stesso l'interpretazione di Charles costituisce dimostrazione lampante di questo interesse.


Charles Bénestau non è in rivolta con il mondo, Charles Bénestau ha solo deciso di non appartenervi secondo le convenzioni correnti. La propria nuova esistenza si salda, in tal modo, ad una sempre rinviata ricerca interiore che sola può colmare i vuoti di quello smarrimento così comune nel quotidiano. Tutto ciò fa di Charles un estraneo, un vero e proprio straniero che non interrompe i canali della comunicazione, ma fa il tentativo convinto di comunicare secondo codici inconsueti, ma ben più reali di quelli correnti scevri soprattutto da ogni doppiezza convenzionale. Da questa scelta radicale deriva la sua solitudine che accetta con la convinzione di chi ha definitivamente scelto.


Con uno stile secco e un impianto da commedia sociale, che a tratti pare mutuata dalla poetica di Guédiguian (sotto la cui direzione ha lavorato) per il senso di comunità che emerge dai rapporti di vicinato, Le pressentiment è un film che sconcerta per la capacità di arrivare dritto al cuore del pubblico. Complice la sua forma espressiva compassata che non lascia tracce di alcuna ipocrisia, né affida la propria forza ad alcuna convenzionalità che ispiri la commozione. La recitazione austera di Jean Pierre Darroussin costituisce un valore aggiunto al film che si arricchisce di quella severità che potrebbe trasformare questo film perfino in un trattamento terapeutico nei nostri ineffabili tempi da benessere patinato.

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