VENEZIA 63 – "Tutti i film che volevamo": Venezia 63, le avventure dell'occhio

Presentata questa mattina all'Excelsior di Roma la nuova edizione della Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Venezia 63 cattura già non solo la curiosità, ma anche il cuore e l'immaginario. Alcuni Paesi – Ciad, Cipro e Indonesia – si presentano quest'anno per la prima volta alla Biennale. Ciad e Tailandia debuttano in Concorso.

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Valore aggiunto al cinema: questa la formula con cui si apre la nuova edizione della Biennale di Venezia (30 agosto-9 settembre 2006). Quella che in fondo dovrebbe suonare come la costante di ogni Festival, e che quest'anno, come ha sottolineato il Presidente della Mostra Davide Croff, si concretizza in una reazione – da una parte all'evoluzione dell'industria e del linguaggio cinematografico, dall'altra al fenomeno-ombra della 'fuga' di pubblico verso altri e nuovi media. Ma parlare di 'reazione' sembra riduttivo di fronte a un'edizione che non solo consolida il progetto di rafforzamento della manifestazione inaugurato da Croff e dal Direttore Marco Müller: progetto che mira a intensificare dialogo e sinergia con altre realtà, come la Festa Internazionale del Cinema di Roma, in un'ottica di concorrenza 'sana', positiva, come fattore di crescita del cinema e del cinema italiano. Parlare solo di 'reazione' è riduttivo anche di fronte a un programma che esplora, che rischia, e che promette – per usare le parole di Müller – "Tutti i film che volevamo". 1.429 (oltre 300 in più rispetto al 2005) i lungometraggi che formavano il bacino d'immaginario da cui sono usciti i 62 film selezionati; tutti in anteprima mondiale i 21 film in concorso; 11 opere prime da 11 Paesi diversi; 27 nazionalità presenti contro le 18 della scorsa edizione.

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Venezia 63 allora cattura già non solo la curiosità, ma anche il cuore e l'immaginario. Alcuni Paesi – Ciad, Cipro e Indonesia – presentano quest'anno per la prima volta alla Biennale. Ciad e Tailandia debuttano in Concorso. Poi c'è l'Iran di Bayram Fazli con Baaz ham sib daari? (Fuori Concorso), presentato da Müller come il "Mad Max" mediorientale; c'è il Messico di Paul Leduc con El Cobrador (Orizzonti), il Giappone di Kon Satoshi con la pellicola d'animazione Paprika (Concorso), la Malesia di Ho Yuhang con Taiyang yu (Orizzonti). Ci sono le sorprese da cardiopalmo, come Brian De Palma che insiste per essere in Concorso – sua è l'apertura della Mostra con l'attesissimo The Black Dahlia, mentre la chiusura è affidata a Ostrov del moscovita Pavel Lounguine, che rimanda alla rassegna 'Storia segreta del cinema russo', con 18 titoli in programma. Ma Venezia 63 è anche un evento "nel nome del cinema italiano", con dieci titoli nelle tre sezioni, tra cui La stella che non c'è di Gianni Amelio (Concorso), il ritorno di Vittorio De Seta con Lettere dal Sahara (Fuori Concorso – Evento speciale), Non prendere impegni stasera di Gianluca Tavarelli (Orizzonti), Jean-Marie Straub e Danièle Huillet con Quei loro incontri (Concorso), tratto dai "Dialoghi con Leucò" di Pavese. Restando in zona Occidente, non tarda a farsi sentire l'attesa per i nomi eccellenti fuori concorso: da David Lynch (Inland Empire) a Manoel de Oliveira (Belle toujours), da Jaume Balaguerò (Para entrar a vivir) a Neil Labute (The Wicker man) fino a World Trade Center di Oliver Stone. Senza contare i sette documentari della Sezione Orizzonti Doc, dove ci aspettano Edgar e Christian Reitz (Heimat – Fragmente) e le quattro ore di When the leeves broke. A Requiem in four acts firmato Spike Lee.


Tra gli eventi, infine, da segnalare 'Aspettando la mostra' – omaggi a Roberto Rossellini, Mario Soldati e Luchino Visconti nel centenario delle nascite dei tre autori; i convegni internazionali 'European Films in the U.S.' e 'Italian Films in the global context'; e last but not least, l'annunciato Leone d'Oro alla carriera per David Lynch.

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