VENEZIA 63 – "Yeyan (The Banquet)", di Feng Xiaogang (Fuori Concorso)

Diretto da uno dei registi cinesi più popolari che sbanca spesso al box-office, "Yeyan" è un giocattolone spettacolare che segue la struttura del 'wuxiapian', magari ogni tanto subordinato a un decorativismo che ne rallenta la naturale istintività, ma con dentro vampate di fuoco che fuoriescono dalla sua struttura classicista.

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La lotta di potere nella Cina classica. Yeyan penetra nella Storia attraverso una fiamma che sembra come squarciare lo schermo ed entrare nell'epoca della decadenza della dinastia Tang. Il film di Feng Xiaogang è una specie di kolossal storico che brucia a intermittenza, che mette in scena trame nascoste, passioni trattenute, scontri tra opposte fazioni. Al centro della vicenda c'è la potentissima regina Wan (Zhang Ziyi) che però pensa frequentemente al figliastro Wu Luan, un ragazzo introverso e riluttante a fare carriera. Quando però l'imperatore muore e Li, suo fratello più giovane, gli succede al trono, Wan scandalizza tutti accettando di sposarlo. A questo punto  questi, all'oscuro dell'imperatrice, ordina alle guardie di uccidere Wu Luan. Il ragazzo però si riesce a salvare e decide di vendicarsi e di far fuori Li. Si scatena così una lotta all'ultimo sangue.

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Quello di Yeyan è un grande giocattolone spettacolare, accurato da un punto di vista formale e con qualche concessione agli estetismi ispirati a La tigre e il dragone e La foresta dei pugnali volanti: freccie che si conficcano negli alberi, corpi che volano in aria, uso insistito del ralenti. Però Feng Xiaogang conosce bene le regole del gioco e ci sa fare. Non è un caso che alcuni suoi film come Da wan (Un funerale dell'altro mondo, 2001), Shouji (Cell Phone, 2003) e Tianxia wuzei (A World Without Thieves, 2004) hanno sbancato il box-office cinese facendolo diventare uno dei registi più popolari. Yeyan è un wuxiapian che segue le struttura del genere, magari ogni tanto subordinato a un decorativismo che ne rallenta la naturale istintività. Tuttavia ci sono dei frammenti, delle vampate che travalicano l'impianto classicistico: l'inquadratura di Zhanhg Ziyi ripresa di spalle, la corsa dei cavalli nel fiume o la lotta tra combattenti appartenenti a diverse fazioni (un gruppo vestito di bianco e quello avversario di nero) con la maschera in volto lasciano capire come il cineasta cinese, pur rifacendosi a formule collaudate, sappia gestire un'impianto visivo e narrativo imponente e tenerlo sotto controllo. Zhang Ziyi poi,  sta diventando sempre di più l'attrice adatta per questo tipo di film.

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