VENEZIA 64 – 75 anni, ovvero dell'imprevedibilità del futuro…

sukiyakiwesterndjangols4a diretta da Marco Muller, 64a edizione, 75 anni. Un’edizione che si annuncia sulla scia, sulla falsariga delle precedenti, tra le migliori degli ultimi vent’anni, curiosa e attenta al presente, “antipaticamente” chiusa (almeno finché possibile) alle troppe influenze geopolitiche esterne, quasi testardamente alla ricerca dell’utopia dei film “più belli”, coraggiosi, cercando di essere quello che i Festival dovrebbero essere…

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"Sukiyaki Western Django", imperdibile western di Miike Takashi in Concorso a Venezia
 

 

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Marco Müller  Tanti numeri per questa edizione 2007 della Mostra del Cinema di Venezia. 4a diretta da Marco Muller, che le “voci di mercato” dei festival danno, per il prossimo anno, ora alla Festa del Cinema di Roma, ora a Cannes, ora saldamente riconfermato a Venezia… 64a edizione, 75 anni. Un’edizione che si annuncia sulla scia, sulla falsariga delle precedenti, tra le migliori degli ultimi vent’anni, curiosa e attenta al presente, “antipaticamente” chiusa (almeno finché possibile) alle troppe influenze geopolitiche esterne, quasi testardamente alla ricerca dell’utopia dei film “più belli”, coraggiosi, cercando di essere quello che i Festival dovrebbero essere, ovvero visione di sguardi nuovi, innamorati di vita, luogo di esplosione globale di occhi e orecchie indiscreti, che non si limitano alla ricerca delle “belle storie” o, peggio ancora, delle “belle immagini”, ma che al contrario, quasi, cerchino di rappresentare il reale nelle sue mille particolari stratificazioni di senso (e silenzio…), nel dolore dei cambiamenti della vita, nei suoni di un mondo che ogni giorno impazzisce, nei colori che vivono sulla pellicola, nei respiri di personaggi che sappiano raccontarci cosa siamo (diventati) oggi, noi umani. Ed ecco una Mostra che, nelle parole del suo direttore, si pone esplicitamente su un piano che non vuole “dar fiducia alla vulgata che vuole che i film più belli abbiano le minori possibilità d’essere venduti e trovare spettatori (questo ci ha consentito, ad esempio, di creare le condizioni per l’impatto planetario del nostro Leone d’Oro 2006, Sanxia haoren di Jia Zhangke)”, Proprio sul film del regista cinese, tanto amato qui a Sentieri selvaggi, Muller ha voluto spiegare alla platea di giornalisti italiani che non è vero che il film è andato male, solo perché qui in Italia c’è un sistema distributivo demenziale che lascia vuote le sale con gli stessi film e non da spazio all’altro cinema. Still Life è stato venduto in ben 60 paesi e in Francia ha incassato oltre 1.5 milioni di euro…
Forse se i nostri politici, anziché continuare ad elargire finanziamenti ai loro amici produttori e cineasti, finanziassero un sistema democratico di distribuzione, chissà magari anche nel nostro meraviglioso Paese i film più belli e innovativi troverebbero il loro pubblico…

 
Ma veniamo rapidamente al cuore della Mostra, ovvero i film, i cineasti, le star. Intanto il presidente Croff ha fatto notare come ormai circa un terzo dei finanziamenti della Mostra non siano più di “natura pubblica”, mentre Muller spiegava orgoglioso di aver tenuto il numero dei lungometraggi delle sezioni “ufficiali” sotto i 60 complessivi (57).
Ma cosa vedremo? L’impressione è che i selezionatori abbiamo operato delle scelte forti non puntando troppo sulla spettacolarizzazione del “nome”, del grande autore. Questo in parte spiega la presenza, in CONCORSO, di tre film italiani di registi non certo tra i più noti e blasonati, come Vincenzo Marra, Andrea Porporati e Paolo Franchi. Ma accanto a nomi di autori conosciuti e consolidati, come Chahine(!), De Palma (!), Ang Lee, Mikhalkov, Rohmer (!!), Branagh, LoachGreenaway, abbiamo le ultime opere di personaggi strambi e imprevedibili come Wes Anderson, Paul Haggis, Todd Haynes, oltre a un film che da solo forse puo’ valere la venuta al Lido, Sukiyaki Western Django, il “western all’italiana (?) di Miike Takashi (quando parliamo di cinema contemporaneo, eccoci qui). Ma non è una Mostra di Autori, se in Concorso troviamo star come Michale Caine, Jude Law, Brad Pitt, George Clooney, Tommy Lee Jones, Richard Gere, Tony Leung e persino Quentin Tarantino. Va infine detto che da quando Muller dirige Venezia, alla faccia dei becchini della critica che vorrebbero presentarci un pianeta già morto, è sempre dall’Asia che arrivano le cose più belle, e quindi non possiamo che aspettare con piacere le visioni di The Sun Also Rises, di Jiang Wen, attore di fama (Red Sorghum) qui alla sua terza regia, e Help Me Eros del taiwanese Lee Kang Sheng, anch’egli attore (di film come Il Gusto dell'anguria, The Hole, Il fiume, Vive l’amour), qui al suo secondo film da regista.
 
Insomma un Concorso che appare molto equilibrato, tra tradizione, contemporaneità e cinema del futuro, mentre FUORI CONCORSO la Mostra puo’ sparare i suoi colpi con un’articolazione di proposte che rendono questa sezione quest’anno tra le più interessanti. Venezia Maestri, ci regala le ultime opere di Woody Allen, Julio Bressane, Claude Chabrol, Im Kwon Taek, Takeshi Kitano e De Oliveira; Venezia notte ritorna al film di mezzanotte della Venezia di Lizzani-Ungari, film di un’ora e mezzo che ci auguriamo spettacolari e avvincenti e sorprendenti (e i nomi incoraggiano alla sorpresa, da Asif Kapadia, 35enne inglese, a Richard Shepard, newyorkese, alle coppie Shari Sprinter Barman/ Robert Pulcini e Andria Garcia/Victor Maldonado (animazione spagnola!).
Poi gli omaggi ufficiali a Bertolucci (chi ha più rivisto La via del petrolio o Strategia del ragno?), Tim Burton, e ancora Alexander Kluige, Lizzani, Sembene, persino Intolerance di Griffith restaurato. E se la sezione ORIZZONTI si annuncia innovativa con nomi “sperimentali consolidati” (Aoyama, Alex Cox – da quanto tempo! – De Bernardi) ORIZZONTI DOC sembra quasi imperdibile, con le ultime opere doc di Jonathan Demme, Arnaud Desplechin, Julian Schnabel e Jia Zhangke.
Più la retrospettiva sul Western all’italiana che, per la mole di opere prodotte, ci auguriamo che duri almeno per i prossimi cinque anni….
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