VENEZIA 64 – "Ho una sola speranza: che queste immagini spingano gli uomini di governo a fermare la guerra": incontro con Brian De Palma

Brian_De_PalmaL’orrore della guerra in Iraq da Youtube al grande schermo. Brian De Palma a Venezia per presentare Redacted, il suo ultimo film in concorso al Festival, che arriverà nelle sale italiane a marzo 2008, distribuito dalla Eagle Pictures. Il regista parla di Storia tra cinema e realtà, passando per Kubrick e Leone.
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Brian De PalmaDa quale esigenza nascono in questo caso i piani sequenza e gli split screen, tipici del suo stile?

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B.D.P. La forma di cui questo film si serve, si deve alle ricerche che ho fatto su internet. Ci sono filmati recuperati da youtube, i diari dei soldati e molto altro materiale rinvenuto in rete, rimaneggiato per essere messo a disposizione di un pubblico più vasto. Il tentativo è quello di portare alla luce quello che sta accadendo agli americani in Iraq.

Quanto c’è di reale e quanto no, in Redacted?

B.D.P. Tutto quello che si vede in questo film è basato su fatti realmente accaduti, ma per motivi legali non mi era possibile mostrare il materiale da me raccolto così com’era. Le foto che si vedono nel finale sono state in parte censurate, impedendo così di conferire dignità alla sofferenza di certe persone. Ironia della sorte: Redacted è stato redacted.

Qual è la definizione della parola Redacted nella lingua inglese?

B.D.P. I documenti legali sono quelli in genere sottoposti a redaction, mediante le quali alcuni fatti o nomi vengono “oscurati”, impedendone la pubblica definizione. Lo stesso meccanismo vale per immagini ed è quello che è successo con le foto del finale. Diciamo insomma che si tratta di una censura economco-legale.

Il finale del film sembra confermare che l’America, nonostante le esperienze passate, continua a non capire quello che sta accadendo…

B.D.P. Niente di più vero. Negli Stati Uniti non arrivano queste foto e questi filmati. Certo, si trovano su internet, ma i media non li distribuiscono, perché fanno parte del potere costituito. Forse mostrarle al pubblico sortirà qualche effetto. La mia speranza è una sola: che queste immagini spingano gli uomini di governo a fermare la guerra.

Il modo in cui il film è stato girato arriva più facilmente a un pubblico di giovani. Quanto deliberatamente intendeva rivolgersi alle nuove generazioni?

B.D.P. Tutto dipende dalla fonte, da internet e dalla televisione. Ho pensato al modo in cui la realtà arriva alle masse attraverso il mezzo televisivo e a quanto le masse stesse credano a quello che vedono, nonostante si tratti di immagini “costruite”. È per questo che ho scelto di raccontare questa “Storia” in questo modo.

In che modo il film verrà distribuito?

B.D.P. Il film verrà distribuito negli Stati Uniti dalla Magnolia. Non si tratterà di una diffusione su larga scala, almeno non dall’inizio. Se la pellicola verrà recepita positivamente nelle prime settimane di programmazione, allora si potrà pensare a raggiungere un pubblico più vasto, ma per ora non c’è niente di certo.

La musica che fa da commento musicale al “documentario” francese inserito in Redacted era stata già utilizzata da Kubrick in Barry Lyndon. È una musica in grado di rafforzare il senso di realismo che traspare dalleRedacted immagini. E’ d’accordo?

B.D.P. E’ difficile in un film mostrare la noia senza annoiare e, considerando la ripetitività di quello che accade in Iraq, il rischio era molto alto. Nessun film è stato in grado di rallentare il ritmo della narrazione come Barry Lyndon e a questo si deve la scelta musicale. Volevo che quelle scene avessero anche qualcosa di Sergio Leone, la forza delle inquadrature di C’era una volta nel West. Ci abbiamo lavorato per quattro giorni ed ecco il risultato finale.

Come mai l’America non è in grado di imparare dagli errori passati?

B.D.P. Bella domanda. Magari se l’America avesse continuato a combattere in Vietnam, avrebbe vinto la guerra. In fondo siamo destinati a ripetere sempre la stessa Storia. Quello che so è che non dovremmo essere lì.

 

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