VENEZIA 64 – Lust, Caution, di Ang Lee (Concorso)


Lee trae la storia dal racconto della scrittrice cinese Eileen Chang, anzi, come ha detto, “in realtà non abbiamo “adattato” il libro della Chang, lo abbiamo rimesso in scena – proprio come i suoi personaggi vivono e rimettono in scena la loro parte”; ecco che traspare questa volontà di giocare con il cinema, i generi, il lavoro dell’attore. I protagonisti sono dei giovani universitari che, nella Cina in Guerra con il Giappone nel 1938, dapprima mettono in scena un dramma patriottico per tenere alto lo spirito contro gli invasori, poi decidono di concretizzare il loro impegno indirizzando la loro rabbia verso un grosso collaborazionista dei giapponesi, il signor Yee (Tony Leung). Kuang Yu Min (la rock star Wang Leehom) è la mente esaltata di questo piano ingenuo e folle, mentre la giovane e timida Wong Chia Chi (l’esordiente Tang Wie) si ritrova a dover interpretare un ruolo di sofisticata moglie di un uomo d’affari per cercare di conquistare la fiducia di Yee e incastrarlo in una trappola. La storia divampa in due lunghe fasi, la prima, d’entusiasmo giovanile, con i ragazzi felici e danzanti nelle strade di Shanghai, fino al fallimento dell’obiettivo; la seconda, dove l’atto terroristico diventa una vera e propria azione della resistenza ai giapponesi, con Wong che viene ri-reclutata per riprendere e concludere il suo lavoro di seduzione nei confronti di Yee.
E la storia così, letteralmente, esplode. Da emozionante e nostalgico affresco generazionale il film vira in un torbido ed erotico e bollente noir, con Wong e Yee che diventano complici di una relazione estrema, a tratti violenta, dove il sospetto, il dubbio sull’altro (e su se stessi?) è sempre in agguato. E Ang Lee ci regala dei momenti di cinema carnale, passionale e così sottilmente ambiguo da ingannare ogni possibile finale, anche grazie alle luci “perverse” che Rodrigo Prieto mette nella scena. Prieto ha spiegato che “Lee voleva una “luce assassina” da usare su Yee, in particolari momenti. E allora ho pensato a un bagliore ambrato e tremolante nel suo sguardo…abbiamo unito assieme alcune lampadine e riflesso la loro luce su Tony Leung, e questo ha aggiunto un tocco di follia al suo sguardo”.
Carnale, tutto giocato sulla “tortura dei sospetti” come il bellissimo Black Block” di Verhoeven dello scorso anno, Lust, Caution sa raccontare come pochi quel confine sottilissimo tra il piacere e il dolore, tra l’amore e l’odio (ricordate il rapporto crudele e passionale di Duello al sole di Vidor?), e lascia intravedere negli sguardi dei due protagonisti dei continui sussulti, dove in ogni momento uno dei due può rivelare all’altro la propria falsità o i propri reali sentimenti. Film su corpi che bruciano di passioni estreme, quello di Lee è anche una riflessione sul senso del recitare, sulla “recitazione e l’imitazione come qualcosa di brutale in sé” – come spiega il regista – “Ma imitazione e recitazione sono un modo per aprirci, come esseri umani, a esperienze più grandi, a rapporti complessi con gli altri, a significati più alti, all’arte, e alla verità”. E al dolore, al tradimento, e alla morte.