VENEZIA 65 – "Bisogna restare legati al personaggio, più che fare eleganti piroette". Incontro con Barbet Schroeder

Barbet Schroeder & Ryo IshibashiBarbet Schroeder, accompagnato dallo sceneggiatore Jean-Armand Bougrelle e dagli interpreti principali (Benoît Magimel, Lika Minamoto, Ryo Ishibashi) presenta il suo Inju, La Bête dans l'Ombre, tratto da un romanzo di  Edogawa Ranpo, raccontando il lavoro sul set e l’incontro con la cultura giapponese. GALLERIA FOTOGRAFICA

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Barbet Schroeder & Ryo IshibashiAffascinato dal romanzo di uno scrittore di culto del mystery giapponese, Edogawa Ranpo, (una lettura consigliata da Raoul Ruiz), Barbet Schroeder costruisce un thriller basato sulla forza della costruzione letteraria, con una sfida tra creatori di mondi immaginari, che è al tempo stesso una riflessione sulla fiction e sulla fascinazione del narrato.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

 

 

Come è nato il progetto di una trasposizione cinematografica del romanzo? (Inju, di Edogawa Rampo)

 

Schroeder: Da tempo il romanzo di Ranpo mi aveva incantato, ma non sapevo come trasformarlo in un film. J.A. Bougrelle ha trovato la soluzione, creando il personaggio dello scrittore francese “rivale” che si reca in Giappone per provocare e sfidare Shundei Oe. Volevo realizzare un thriller all’americana che nel contempo fosse anche la storia di un individuo che si muove ai margini della realtà, in un territorio di sogno.

 

Bougrelle: Si tratta di un’idea che risale ormai a sei anni fa, nata durante un anno sabbatico e un viaggio in Giappone: tra i libri che lessi all’epoca c’era Inju, mi resi conto che aveva un potenziale straordinario, conteneva elementi presenti in diversi thriller moderni sulla percezione e sull’apparenza, ad esempio Basic Instinct.

 

Come si lavora a un progetto in cui il protagonista è un uomo smarrito in un territorio sconosciuto?

 

Schroeder: Ci siamo concentrati interamente su ciò che poteva provare il nostro eroe, facendo attenzione alla vulnerabilità a cui siamo soggetti quando ci innamoriamo, ma senza fare eleganti piroette, piuttosto restando credibili.

 

Magimel: Costantemente, durante tutta la lavorazione abbiamo giocato a chiederci quanto fosse credibile laBenoît Magimel & Barbet Schroeder storia che stavamo raccontando.

 

Che tipo di rapporto si è instaurato con il cast e con la crew? Ci sono state differenze tra francesi e giapponesi nell’approccio al set?

 

Schroeder: Io ho un rapporto molto passionale con gli attori, e loro ne sono ben consapevoli. Non ci sono state particolari differenze, salvo forse che gli attori giapponesi sono precisi, si trovano sempre leggermente in vantaggio a causa dello studio meticoloso di ogni piccolo dettaglio – ma non è una differenza poi così rilevante. Le due crew hanno collaborato, ogni singola inquadratura veniva commentata e discussa all’infinito dalla troupe intera. Già con La Virgen de Los Sicarios avevo lavorato con una troupe del posto, colombiana: si tratta sempre di una sfida, perché si affrontano barriere non solo linguistiche, ma mentali. In Giappone in particolare ci sono stati posti di fronte ostacoli pratici sulle autorizzazioni a girare in luoghi pubblici, ci intimavano di non disturbare i clienti degli alberghi o i passanti nei parchi; ma con gli ostacoli, viene anche il momento della comprensione: tutte le difficoltà che ci sono state poste vengono fondamentalmente dal grande senso del rispetto per gli altri tipico della cultura nipponica.

 

Il film è anche una riflessione ludica sulla fiction, con un gusto in qualche modo artigianale, antico?

 

Lika MinamotoSchroeder: Con una troupe di cento persone, abbiamo avuto il dovere di essere rigorosi, il film si basa sui meccanismi ben regolati del thriller, con Luciano Tovoli abbiamo deciso in anticipo ogni inquadratura; ma uscivo da un documentario (L'Avocat de la terreur, 2007) e avevo il desiderio di portare agli estremi il discorso sulla fiction. Non credo ci siano grandi differenze tra una recitazione “antica” o moderna, ma certo un sussurro alla Marlon Brando non è molto adatto a un thriller, potrebbe diventare pericoloso…

 

Magimel: Si tratta della storia di un personaggio affascinante perché sospeso tra ingenuità e arroganza, ma certamente è anche un viaggio cinefilo nelle citazioni…

 

Schroeder: Come nella parte iniziale, che abbiamo realizzato con la consulenza di un coordinatore dell’azione, esperto di lotta con la sciabola, che ci ha consigliato molti colpi, tra cui quelli illeciti… si tratta di un omaggio al chambara giapponese.

 

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array