VENEZIA 66 – "Il governo non vuole film sull'oggi". Incontro con Michele Placido

E’ stata una conferenza stampa molto tesa quella de Il grande sogno. Accolto tiepidamente da parte della critica, il film ha ovviamente suscitato domande e interrogativi polemici sull’attualità e sulle convinzioni politiche del regista, che è andato su tutte le furie

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E’ stata una conferenza stampa molto tesa quella de Il grande sogno. Accolto tiepidamente da parte della critica, il film ha ovviamente suscitato domande e interrogativi polemici sull’attualità e sulle convinzioni politiche di Michele Placido. E il regista, che già si era mostrato sulla difensiva, è andato su tutte le furie alla domanda di una giornalista spagnola, che sottolineava la presunta contraddizione di un film sul ’68 prodotto e distribuito dalla Medusa di Berlusconi. A quel punto la conferenza si è conclusa. Erano presenti, oltre Placido i produttori Pietro Valsecchi e Carlo Rossella e i protagonisti, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca
 
Questo è un film decisamente personale, addirittura autobiografico. Come lo ha affrontato?
Ho raccontato la mia storia, o meglio tre storie vere, reali: quella della ragazza, quella del personaggio di Argentero e, ovviamente, la mia. Quei ragazzi sono stati i miei primi insegnanti. Prima li ho manganellati e poi sono passato dalla loro parte quando mi sono iscritto all’Accademia. Ho imparato da loro a coltivare delle passioni. Il ’68 è stato un momento importante che noi riviviamo anche attraverso il cinema.
 
Il suo '68 risponde a una sua visione nostalgica sua personale o a qualcos’altro?
Il film sta avendo successo ancor prima di uscire nelle sale. Ho ricevuto molte richieste perché venga proiettato nelle scuole, richieste provenienti sia da destra che da sinistra. Il film fa discutere e credo che questo sia fondamentale.
 
Può parlarci del suo rapporto con la politica?
Vorrei fare di più per questo paese, che sta vivendo un momento difficile. Cerco di farlo attraverso il mio lavoro, ma non posso entrare in politica.
 
Quali sono le conclusioni politiche del film?
Non è certo un film sulle Brigate rosse. È un mio diario, una sorta di romanzo popolare politico. In quegli anni non c’era violenza ma tanta energia. Noi ragazzi volevamo vivere come una festa, ma la loro reazione fu molto violenta.
 
Quali sono le differenze e le analogie con il Bertolucci di The dreamers?
Non ci sono molte analogie, lì c’è più borghesia qui più proletariato.
 
Un film sul ’68? Ma se nel 2009 siamo tutti precari…si dovrà aspettare quaranta anni per vedere raccontato il presente nei film?
Sono d’accordo con lei, sono convinto che ci saranno troppe commedie nei prossimi anni. Il problema è che il Governo non permette ai giovani di fare film sul contemporaneo.
 
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