VENEZIA 66 – "Via della Croce", di Serena Nono (Orizzonti)

Via della Croce

La regista e pittrice Serena Nono presenta nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia il suo secondo documentario ambientato nella Casa dell’Ospitalità di S.Alvise. Pittura, cinema e letteratura sacra si incrociano in questa piccola opera di 60 minuti.

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Via della CroceLa regista e pittrice Serena Nono presenta a Venezia, nella sua città natale, il suo secondo film documentario. Dopo la realizzazione di Ospiti nel 2007, la Nono torna nuovamente nella Casa dell’Ospitalità di S. Alvise con la sua telecamera per esplorare da vicino le vicende delle persone senza tetto che vengono accolte nella comunità.
Via della croce: “via crucis”. Il richiamo al tremendo viaggio della passione di Cristo non è casuale. In quali termini si può altrimenti definire la vita di persone sole, povere, abbandonate, spesso umiliate se non come un vera e propria “via crucis”? La regista gioca con la metafora e alterna gli strazianti racconti dei protagonisti del suo documentario con alcune letture tratte dai Vangeli, fino a mescolare cinema e pittura nella ricostruzione di tableaux vivants allestiti con la collaborazione di Maurizio Favaretto e recitati dagli stessi ospiti della Casa, calati per l’occasione nei panni dei grandi personaggi biblici ritratti da Giotto, Bellini, Caravaggio, Piero della Francesca e altri grandissimi pittori.
Letteratura sacra, pittura, cinema. Fondere insieme, amalgamare, alternare. Queste sono le parole d’ordine che consentono alla regista di scongiurare il rischio di cadere nella pesantezza della retorica più classica finalizzata solo alla descrizione e alla promozione delle attività della Casa dell’Ospitalità. La spontaneità è senza dubbio una costante di questo documentario, tanto che non si avverte mai la sensazione di trovarsi di fronte a personaggi costruiti e si prova una certa tenerezza nel constatare che l’autenticità degli sventurati ospiti non viene meno neanche durante le loro performance attoriali nei tableaux vivants.
Tra le sontuose passerelle e le grandi proiezioni attese con ansia al Festival non stona certo la presenza di alcune piccole opere come questa di Serena Nono che, pur consapevoli dei propri limiti oggettivi e senza troppe pretese, tentano di ritagliarsi la propria fetta di visibilità.
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