VENEZIA 66 – "Women without Men", di Shirin Neshat (Concorso)
Opera prima dalla raffinatezza formale impeccabile, a tratti persino bertolucciana nel suo filmare la storia mescolando pubblico e privato nella potenza di un affresco che non ha paura di immergersi in parentesi poetiche quasi trascendentali

Women without Men è un film che nel raccontare l'esilio che decidono di intraprendere l'attivista Munis, la prostituta Zarin, la nobile ma frustrata Fakhri e la tradizionalista Faezeh, le quali abbandonano città e famiglie per ritirarsi in una villa paradisiaca fuori dal tempo, finisce con il parlarci in realtà di una visione, che è contemporaneamente rimpianto e veggenza, immagine di un sogno sociale, politico, ma anche – se non soprattutto – artistico, cinematografico, e quindi sostanzialmente politico. Opera prima dalla raffinatezza formale impeccabile, a tratti persino bertolucciana nel suo filmare la storia mescolando pubblico e privato nella potenza di un affresco che non ha paura di immergersi in parentesi poetiche quasi trascendentali. Come fosse un lungo poema storico-letteraio tradotto in immagini che sono prima di tutto cinema.