VENEZIA 67 – Dante Ferretti: scenografo italiano

A ottobre in anteprima su Studio Universal
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Studio Universal, il Canale del grande cinema americano classico, distribuito in Italia all’interno dell’offerta Premium Gallery di Mediaset sul Digitale Terrestre, rinnova la sua presenza alla 67^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con Dante Ferretti: Scenografo Italiano, il documentario dedicato al grande artista italiano che ha conquistato Hollywood e che ad Ottobre sarà in onda in anteprima esclusiva sul Canale.
Dante Ferretti: Scenografo Italiano, diretto da Gianfranco Giagni e prodotto da Cinecittà Studios con Nicoletta Ercole per la Nicomax Cinematografica e Flavia Parnasi per la Combo Film, è un viaggio nella vita e nella carriera del grande artista e scenografo due volte Premio Oscar® (per The Aviator e Sweeney Todd) nonché vincitore di tre Bafta Awards, cinque David di Donatello e dodici Nastri d’Argento.
“Se ci fosse un budget di 10.000 dollari per fare un film a basso costo penso che Dante sarebbe in grado di adeguarsi. Dopodichè si trova a realizzare Intervista col vampiro, un film decisamente più costoso. Dopodichè può mettersi a costruire un altro set…una cosa non è migliore dell’altra e lui può farle entrambe!”. Sono queste parole di Martin Scorsese ad introdurre la storia di Dante Ferretti, grande scenografo, artista e art director internazionale. Dalle origini alla ribalta mondiale, Dante Ferretti guida lo spettatore nei luoghi che più di altri hanno segnato la sua vita: gli Studi di Cinecittà, tempio della sua attività professionale, il Museo del Cinema e lo Statuario del Museo Egizio di Torino.
Un maestro italiano che da Macerata ha saputo conquistare Hollywood. Attraverso le testimonianze di grandi registi e attori con cui Ferretti ha condiviso importanti progetti professionali oltre ai racconti di molti illustri colleghi – fra tutti la sua fedele compagna di lavoro Francesca Lo Schiavo -, Gianfranco Giagni filma un ritratto fedele e intimo di Ferretti.
Leonardo Di Caprio lo definisce “lo scenografo più emblematico e rappresentativo della sua epoca. Ogni volta che sul set di Gangs of New York indossavamo i costumi e ci immergevamo nel set di Dante, ci sembrava di aver compiuto un viaggio nel tempo.”
È il 1986 quando Ferretti firma un'altra "collaborazione eccellente" con il regista Jean-Jacques Annaud per Il nome della rosa, tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco. Nel 1989 e nel 1990 Dante ottiene due nomination all’Oscar insieme a Francesca Lo Schiavo per Le avventure del Barone di Munchausen di Terry Gilliam – regista che Ferretti stesso accosta a Fellini per la sua creatività – e Amleto di Franco Zeffirelli. “È stato facilissimo scegliere Dante”, racconta Gilliam, “Conosce degli artigiani straordinari. Molta gente del cinema non ha il mestiere che hanno gli italiani. Per Münchausen avevamo tre prime donne: gli scultori, ciascuno coordinato da Dante!”
Il debutto a Hollywood è con Martin Scorsese, conosciuto anni prima sul set del film di Fellini La città delle donne. Harvey Weinstein, Produttore di Gangs of New York, ricorda così il suo incontro con Dante: “Scorsese mi disse che dovevo assolutamente incontrare Ferretti, che lui lo adorava e che anch’io lo avrei adorato. Dante mi parlò di come avrebbe potuto trasformare Cinecittà. È stato come parlare con un visionario. Mi ha raccontato del suo progetto in modo tale che mi è parso di vedere il set davanti ai miei occhi. Dante è un fuoriclasse, un artista alla stregua di Michelangelo. Ovviamente ha un’arma segreta che è Francesca.” Ferretti diventa un fedele collaboratore di Scorsese, con il quale firma numerosi successi cinematografici.
Nonostante la sua grande notorietà, Dante Ferretti non dimentica le sue origini. “Come è provinciale lui lo sono io” racconta il grande stilista Valentino “e da questa provincialità è venuta fuori una tale grinta, una tale professionalità…Trovo che i talenti a volte nascano in una maniera inaspettata.”  
Il talento e la grande professionalità: sono appunto queste le armi con cui Ferretti conquista il consenso del mondo cinematografico. “Ogni volta che ho un film da fare di un periodo preciso penso di non star lì a copiare – racconta Dante – Io voglio diventare come un personaggio, un architetto che vive quel periodo. Non ri-produrre ma cercare di fare qualcosa con la mentalità di quel periodo.”
 
 
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