VENEZIA 67 – Incontro con Mario Martone e il cast di "Noi credevamo"

Mario Martone con il cast di NOI CREDEVAMO al completo

Mario Martone, il cosceneggiatore Giancarlo De Cataldo e il cast di Noi Credevamo raccontano la lavorazione del film in concorso a Venezia 67. Sono presenti tra gli altri Luigi Lo Cascio, Francesca Inaudi, Valerio Binasco, Guido Caprino, Edoardo Natoli, Luca Zingaretti, Luca Barbareschi

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Mario Martone con il cast di NOI CREDEVAMO al completo Mario Martone e il cast di Noi Credevamo vengono accolti in sala stampa con una vera ovazione e raccontano il lavoro di realizzazione del film in concorso a Venezia 67. Sono presenti tra gli altri Luigi Lo Cascio, Francesca Inaudi, Valerio Binasco, Peppe Servillo, Guido Caprino, Edoardo Natoli, Luca Zingaretti, Luca Barbareschi, più molti altri attori presenti tra i giornalisti, come Ivan Franek.
 

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Il personaggio del sarto rifiuta di partecipare al sentimento rivoluzionario degli altri. Cita la famiglia come un alibi?

 

Ciò che cita è il cardillo innamorato di Anna Maria Ortese. Il personaggio di Roberto de Francesco è vedovo, la famiglia non c'entra. In realtà è l'unico non rivoluzionario nel film: mi sembrava interessante inserire una figura che "non credeva", per evitare ogni ideologia.

 

C'è un legame con i fatti del presente?

 

Mario Martone:

I dialoghi del film sono stati tratti dalle lettere dell'epoca, anche l'iconografia è fedele: c'è un rigore storico nel film, è lo spettatore che deve trovare relazioni con il presente, perchè non abbiamo voluto strizzare l'occhio al pubblico con ammiccamenti e riferimenti. L'ottocento non è stato solo ricostruito, ma rielaborato. Certo, il presente emerge prepotentemente da alcune scene, come quella che "anticipa" la speculazione edilizia.

 

Giancarlo De Cataldo:

Il nostro Risorgimento è stato una sfida e un'avventura. Finora, nel nostro paese così privo di memoria, ci siamo sempre trovati davanti a due opposte retoriche: una vede un gruppo di giovani belli, eroici e luminosi che versavano sangue per la patria in armonia tra di loro. In realtà Mazzini, Garibaldi, Cavour si contrastavano tra loro. Oppure si cade nella visione degli italiani sottomessi ai Borboni e adoratori del Papa. La nostra storia si sottrae a questi due eccessi e mostra un sogno, un'utopia. Una speranza ingenua nei più giovani, incattivita fino al inismo in altri. Abbiamo lavorato al film come cospiratori, fino a sentirci trasportati in quei tempi.


La società “gretta, superba e assassina” somiglia a quella di oggi?Mario Martone - conferenza stampa di Noi Credevamo a Venezia 67

 

Sono parole che si riferiscono a tante epoche se ci vediamo il conflitto tra una spinta democratica e un potere autoritario.

 

La figura di Cristina di Belgiojoso è spesso stata dimenticata. Perchè ha deciso di introdurla?

 

Il film è certamente “mascolino”, ho voluto inserire un personaggio femminile che non fosse nè una madre, nè una sorella, nè una fidanzata, ma avesse le proprie idee politiche, in un rapporto dialettico con gli uomini presenti. La figura di Cristina poi meriterebbe di essere affrontata in un film tutto per sè. Il suo pensiero fu estremamente all'avanguardia, e critico nei confronti sia di Mazzini che di Cavour.


Come mai non ha dedicato spazio al fenomeno del brigantaggio?

 

Sarebbe stato impossibile raccontare l'intero Risorgimento, un processo troppo complesso per poterlo sviscerare fino in fondo. Abbiamo effettuato una scelta precisa: quattro momenti rappresentativi, che corrispondono ai quattro episodi.


Come si è confrontato con il film di Luigi Magni Nell'anno del signore?

 

Mario Martone - conferenza stampa di Noi Credevamo a Venezia 67Abbiamo avuto molti punti di riferimento, da Visconti a Rossellini, ma alla fine ovviamente siamo andati per la nostra strada.

 

Come vi siete preparati per i vostri ruoli?
 

Risponde Luigi Lo Cascio:

Se avessi dovuto attingere a me stesso per interpretare Domenico, non sarei arrivato a nulla. Queste figure sono colossali, vengono dal mito, ci si avvicina come ai personaggi di Shakespeare. Più che prepararmi, mi sono fidato, di tutto ciò che non passa per il linguaggio verbale. Anche il film si fida della musica e crea un vero e proprio libretto belliniano o verdiano.

Risponde Valerio Binasco:

Interpreto un personaggio in qualche modo infernale, afflitto da un tremendo senso di colpa per l'assassinio di un suo amico. Ho amato questo personaggio, e come accade per tutti iruoli tragici, interpretarlo è stato anche divertente.

Risponde Luca Zingaretti:

 

Quando si realizza un film storico bisognerebbe cercare di aderire il più possibile all'epoca, al contesto. Per interpretare Crispi ho colto la sua caratteristica più conosciuta: una forte ambiguitò.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array