VENEZIA 67 – “Nainsukh”, di Amit Dutta (Orizzonti)

nainsukh

Sebbene il film scorra con una lentezza a tratti penalizzante, riesce a costruire immagini che sono a loro volta quadri, splendide e raffinate rappresentazioni in carne ed ossa delle scene che l’artista con la sua bravura ha reso immortali attraverso la pittura
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nainsukhNainsukh, nato in una regione collinare dell’India settentrionale, in una famiglia di pittori, è il figlio minore di Pandit Seu. Ben presto si distacca dallo stile della bottega di famiglia per seguire il proprio interesse e la propria inclinazione verso il naturalismo moghul. Nel 1740 circa entra a far parte della corte del rajah Zorawar Singh stabilendosi nel suo palazzo. Qui il miniaturista si pone al servizio del sovrano e, dopo la morte di quest’ultimo, del suo successore Balwant Singh svolgendo l’incarico di artista di corte. Nainsukh contribuisce agli svaghi del principe tanto nella veste di “osservatore-organizzatore” quanto in quella di cronista dei suoi divertimenti, realizzando con partecipazione e reverenza una serie di pitture che ritraggono lo stile di vita della corte. Resta con devozione al fianco del rajah fino alla sua prematura scomparsa partecipando alla cerimonia funebre sul Gange. Nainsukh ancora oggi resta il più conosciuto pittore pahari.

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Girato nella stessa regione in cui il famoso miniaturista visse e lavorò, per la realizzazione di questo film sono stati impiegati come attori gli abitanti del posto tra cui anche alcuni discendenti dell’artista. La parte di Nainsukh è interpretata da uno dei migliori miniaturisti dell’India contemporanea.
Appare evidente in ogni singolo fotogramma l’amore che il regista nutre per la propria terra e la sua storia, questo sentimento, questo orgoglio, è rintracciabile nei paesaggi sconfinati e rigogliosi, nella semplicità con cui viene messa a nudo la natura, e nella perizia minuziosa della ricostruzione storica, creando vere e proprie composizioni dal grande impatto visivo. Se da un lato le immagini ammaliano e conturbano, dall’altro si avverte una forte carenza narrativa di fondo che lascia procedere il racconto in modo frammentario e discontinuo, spesso intervallato da didascalie la cui sterilità cozza con violenza contro la bellezza delle immagini.
Sebbene il film scorra con una lentezza a tratti penalizzante, riesce a costruire immagini che sono a loro volta quadri, splendide e raffinate rappresentazioni in carne ed ossa delle scene che l’artista con la sua bravura ha reso immortali attraverso la pittura.
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