VENEZIA 67 – Rinnovamento e mutamento. Conferenza stampa di Marco Muller

venezia 67, muller e barattaPresentato il programma della 67° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il direttore Marco Müller e il Presidente della Biennale Paolo Baratta tracciano le linee guida di questa edizione 2010, improntata su due concetti base: mutamento e rinnovamento

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“Venezia 67” svela le sue carte. C’era molta attesa per la conferenza stampa di presentazione del programma della 67° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, soprattutto perché è ormai beneaugurante tradizione che negli anni in cui Cannes delude le aspettative, Venezia ne approfitta e si presenta in grande spolvero. Ed in effetti sulla carta le varie sezioni veneziane di quest’anno presentano nomi di rilievo assoluto. Il direttore Marco Müller ci tiene subito a precisare che la Mostra «deve intercettare assolutamente lo spirito del nostro tempo» e orgogliosamente sottolinea che quest’anno si è stabilito un record: «è il concorso con l’età media, tra i registi, minore della storia del Festival: circa 47 anni». Un festival giovane quindi, che deve far fronte alla crisi globale rinnovandosi e adeguandosi, con costi contenuti e una austerità ispirata ad un concetto base espresso dal Presidente della Biennale Paolo Baratta: «la Mostra si deve adeguare al periodo di crisi, ma questo non vuol dire impoverimento, bensì mutamento».  E il mutamento si è espresso in primis proprio nell’abbattere ogni steccato e ogni preclusione  nella scelta dei film da presentare. Müller rivendica  «la particolare attenzione al cinema in ogni sua forma. Ogni preclusione su pellicola o digitale, corto o lungometraggio, commerciale o autoriale è stata abbattuta», con un accento particolare alla sezione Orizzonti che si presenta come il contenitore ideale di questo laboratorio del mutamento attuale delle forme cinematografiche.

 

Venendo ai film, Müller difende la scelta dei quattro italiani in concorso (Martone, Costanzo, Celestini e Mazzacurati) rivendicando il mix di gioventù ed esperienza che li contraddistingue e sposta invece l’attenzione sulle linee guida che hanno ispirato le scelte dei selezionatori: «da un lato rimanere fedeli allo spirito storico della Mostra, che è quello di intercettare le tendenze più innovative del cinema internazionale, ma dall’altro non escludere mai il “basso”, il cosiddetto commerciale o industriale». E quindi accanto ad autori ormai “adottati” da Venezia come Abdellatif Kechiche, Sofia Coppola, Darren Aronofski o Tran Ahn Hun (gli ultimi due già vincitori di un Leone d’oro), la sfida di presentare in concorso autori come Tsui Hark o Tom Tykwer e in Fuori Concorso Robert Rodriguez o i fratelli Pang che si rifanno chiaramente ad un concetto di cinema prettamente spettacolare. Non mancano i grandi ritorni dal sapore nostalgico: «non potevamo non dare spazio al grande Monte Hellman, per tutto quello che il suo cinema ha rappresentato negliVenezia 67 anni ’70. Ha passato gli ultimi quindici anni a pensare a questo film», e un ricordo affettuoso a Dennis Hopper con la proiezione in Fuori concorso del suo film misconosciuto The Last Movie. Da segnalare infine le grandi scommesse della Mostra: Vincent Gallo presente con due film (Promise Written in Water in concorso e il cortometraggio The Agent nella sezione Orizzonti) e Takashi Miike addirittura con tre film (13 Assassins in concorso, Zebraman e Zebraman 2 in Fuori concorso). Poi, come ormai da tradizione veneziana, il 6 settembre sarà annunciato il film “a sorpresa” sul quale Müller intelligentemente si limita a dire: «sono aperte le speculazioni sul film di Terrence Malick come sorpresa»… 

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