VENEZIA 68 – "Ho cercato di rappresentare la distanza tra la madre e il figlio, ma anche di colmarla". Incontro con Shinya Tsukamoto

Shinya Tsukamoto presenta KOTOKO

Shinya Tsukamoto parla del suo nuovo Kotoko, frutto di una collaborazione artistica con la popstar Cocco, già autrice della colonna sonora di Vital e protagonista di un video realizzato da Tsukamoto. Il regista giapponese racconta quanto c'è della personalità di Cocco e dell'angoscia del dopo terremoto nel suo film, accompagnato da Mirai Mizue, autore di Modern n. 2, corto d'animazione interamente realizzato a mano che ha preceduto la proiezione di Kotoko.

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Shinya Tsukamoto presenta KOTOKOCome nasce l'incontro con Cocco e la decisione di lavorare insieme?

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SHINYA TSUKAMOTO: Ho sempre amato le sue canzoni, che riflettono completamente la sua personalità e la sua filosofia di vita. Ci siamo incontrati in un momento difficile per tutti e due, sette anni fa, io avevo appena perso mia madre, lei aveva perso il suo bambino. Impiego molto tempo per realizzare un film, invece per Kotoko ho subito sentito cosa volevo fare. Un giorno Cocco mi ha mandato una foto di un bambino che dormiva nel suo letto, suo figlio, e io percepivo della distanza. Tentavo di capire la distanza tra la madre, che aveva scattato la foto, e il bambino, che era stato fotografato, e nello stesso tempo cercavo anche di colmarla. Nei racconti di Cocco percepivo una tensione nell'amore verso la sua famiglia, ed è questo uno dei temi che ho voluto esplorare.

Come mai sottolineare così tanto i disturbi psichici, di alimentazione, l'autolesionismo della protagonista?

SHINYA TSUKAMOTO: Il mio desiderio era di avvicinarmi a Cocco, anche agli atti di autolesionismo che per lei probabilmente hanno un significato. Non è stata una forzatura: io ho scritto il personaggio in questo modo, e Cocco ha acconsentito a interpretarne anche gli aspetti autolesionisti e a mettersi a nudo. Volevamo realizzare una rappresentazione reale della sua personalità,è proprio questo che sta alla base del nostro lavoro comune, ed è questo che diversifica il film da tutti gli altri che ho fatto.

Nel suo cinema ci sono dei temi ricorrenti, le interessa particolarmente il tema del doppio?

SHINYA TSUKAMOTO: In effetti i miei film contengono sempre l'elemento del doppio, come in Gemini, o comunque dell'antagonismo, della duplicità dei personaggi. L'esperienza concreta di Cocco è che vede doppio, ma io ho aggiunto la mia interpretazione personale, dare una connotazione positiva ed  una negativa alla duplice visione.

Questo è a tutti gli effetti un film realizzato in due [Shinya Tsukamoto regia, fotografia, sceneggiatura, Cocco scenografia e musiche – nel film canta lei stessa]. Cosa può dirci dell'aspetto più tecnico del lavorare in coppia?

SHINYA TSUKAMOTO: Gli elementi si sono mescolati, non ricordo neppure esattamente come abbiamo girato questo film. Diciamo che io ho assunto i ruoli che ricopro di solito; ma Cocco conosce bene anche gli aspetti più tecnici ed ha collaborato anche in questi. Si tratta di un'eccezione perchè di norma io costruisco il film del tutto autonomamente.

Il personaggio di Tanaka
[interpretato dallo stesso Shinya] appare all'improvviso e altrettanto all'improvviso, scompare. Può essere inteso come un'altra allucinazione di Kotoko? Il fatto che sia lei a interpretarlo, e che nella vita Tanaka faccia lo scrittore, ha un peso?

 

SHINYA TSUKAMOTO: Probabilmente, non riusciamo mai a spiegarci la scomparsa improvvisa di una persona. Potrebbe trattarsi anche di un'allucinazione, e in ogni modo tutto sarebbe stato troppo perfetto se Tanaka fosse riuscito a convivere con tante difficoltà. Forse semplicemente non riusciva più a sopportare il dolore per la violenza che subiva, o forse c'era qualcosa di più. Se fossi stato nei panni di Tanaka probabilmente sarei rimasto, una volta riusciti finalmente a creare qualcosa. Cocco però mi ha confidato di avere questo terrore continuo di veder scomparire all'improvviso qualcosa di prezioso e io ho cercato di rappresentare la sua paura. Credo che a Cocco il film finito sia piaciuto, perchè racconta e rielabora episodi da lei realmente vissuti. E penso che se un film genera tante interpretazioni diverse vuol dire che è buono.

Nell'ansia di Kotoko c'è la paura del dopo Fukushima da parte dei giapponesi?

Shinya Tsukamoto e Mirai MizueSHINYA TSUKAMOTO: C'è un forte legame tra questo film e i disastri, anche perchè solo un giorno prima del terremoto ci siamo recati in un tempio, come di norma si fa prima della realizzazione di un film. Il primo giorno di riprese fissato era proprio quello in cui c'è stata la catastrofe. Posso dire che in questi mesi abbiamo visto il Giappone diviso in due: le persone più sensibili sono entrate nel panico, ma ci sono anche molte persone che non pensano quotidianamente a quanto è accaduto. La società è divisa tra questa paura e una sorta di menefreghismo. Al tempo stesso, ll'angoscia del dopo terremoto è stata una spinta per girare questo film.

[a Mirai Mizue] Puoi raccontarci come lavori? Il tuo lavoro ha la peculiarità di non utilizzare CG o tecnologie particolari.

MIRAI MIZUE:
Disegno tutto a mano su un foglio quadrettato di carta di riso, senza usare computer graphica. Variando il numero dei quadretti che utilizzo, varia anche la velocità dell'animazione. Dal mio punto di vista, il risultato di questo lavoro interamente "artigianale" non è antico, anzi, moderno. Per i colori mi ispiro a quelli tipici del teatro Kabuki. Non credo che l'animazione debba necessariamente raccontare una storia, per me il suo compito è soprattutto far star bene chi la guarda.



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