VENEZIA 68 – "Lung Neaw visits his neighbours", di Rirkrit Tiravanija (Orizzonti)

Lung Neaw visits his neighbours
Più che un racconto, quella dell’artista visivo Rirkrit Tiravanija è un’installazione che ci colloca a fianco del protagonista, nel suo mondo arcaico ed elementare nel cuore della foresta tailandese. Ma per quanto possiamo permanere a fianco del vecchio Lung, seguendolo in ogni gesto minuto della sua vita quotidiana, ci rimane fatalmente opaco, distante. Forse è un mondo in cui siamo semplicemente di troppo

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Lung Neaw visits his neighbours Quella del documentario tailandese Lung Neaw visits his neighbours, presentato nella sezione Orizzonti, è stata una proiezione strana. Larghi tratti di film, rappresentanti scambi di battute presumibilmente banali, erano privi di sottotitoli. Per contro, i lunghi “neri” privi di sonoro che scandiscono la pellicola, recano un sottotitolo in inglese che sembra dare alla sequenza a venire un titolo (presumibilmente significativo: “la nostra società ha i giorni contati”; oppure “niente fuoco, niente cenere”). Uno spettatore occidentale e uno tailandese avrebbero visto due film leggermente diversi: uno privato delle voci di alcuni personaggi, uno della voce del regista.

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Una divaricazione strana, persino sospetta, all’interno di un progetto che si propone invece come un’immersione assoluta nella vita del protagonista, ad opera di un artista contemporaneo legato alla corrente dell’“arte relazionale” come Rirkrit Tiravanija. Personaggio cosmopolita, Tiravanija dirige il suo sguardo nella Tailandia di cui è originario, in particolare quella più rurale, un mondo rallentato e naturale, completamente al di fuori dei tumulti politici che imperversano nella capitale. Decide di seguire i passi dell’anziano Lung Neaw, protagonista assoluto del film, raccoglitore di riso in pensione, che conduce una vita assolutamente umile e dignitosa. Lo vediamo raccogliere cibo in giro per la foresta, fare il bagno nel fiume, chiacchierare con amici e vicini, magari lamentandosi con un monaco del crescente disboscamento. Una gestualità quotidiana, una realtà priva di drammi o scossoni, restituita nella sua dimensione temporale dilatata, quasi in tempo reale. La macchina da presa non cerca di nascondere la sua presenza, evidente nelle sporcature degli zoom e degli aggiustamenti bruschi delle inquadrature, e nelle scene di dialogo in cui i personaggi, pur perfettamente a loro agio, fanno tranquillamente riferimento al fatto di essere ripresi.

La dimensione della mera presenza sembra essere in effetti l’unica ambizione della macchina da presa. Tiravanija non pedina il suo personaggio, non lo spia, sembra desiderare semplicemente di esserci, di affiancarlo rispettosamente. L’ammirazione è implicita. È nel contrasto con tutto ciò che è fuori campo: il tumulto delle città, dell’occidente, dei festival del cinema. “Sta girando un film su di me, vorrebbe farlo vedere all’estero”, racconta Lung forse con un certo orgoglio a un amico. Una battuta da cui trapela il lato inevitabilmente predatorio dell’operazione: l’artista internazionale che esporta per il mondo l’eden selvatico del suo paese, il cuore immacolato del contadino. È evidente che il regista vuole mettere a nostra disposizione quel mondo. Autore di installazioni che presuppongono l’interazione del pubblico, chiamato magari a cucinare un pasto o a leggersi un libro come se si trovasse a casa sua, l'artista vuole consentirci di partecipare alla vita pura di Lung Neaw.

Eppure il risultato finale è strano. Mentre passanole ore che trascorriamo accanto al protagonista (la durate del film è di 154 minuti), la sensazione è che l’intimità non aumenti. Forse è il metodo dell’arte contemporanea che volge il rigore estetico in freddezza, forse è il mondo di Lung che è troppo per noi. Fatto sta che nella perfetta semplicità dei suoi gesti e delle sue conversazioni, l’anziano Lung appare sempre più misterioso, opaco, persino inconoscibile. Lo vediamo allontanarsi nell’inquadratura finale non come un amico che ci sta salutando, ma come un fantasma che scompare lentamente dalla retina.

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