VENEZIA 68 – “Présumé Coupable (Presunto Colpevole), di Vincent Guarenq (Giornata degli Autori)

presume coupable
Il secondo lungometraggio del quarantacinquenne regista francese, vince il premio come miglior film europeo delle Giornate degli Autori. Riconoscimento meritato, anche se in questa sezione era presente un’altra opera di grande bellezza, quella di Philippe Lioret, Toutes nos Envies. Vincent Garenq rappresenta però l’ennesima bella sorpresa transalpina degli ultimi anni. Racconta il più grande scandalo giudiziario francese dal dopoguerra ad oggi, quello di un uomo, padre di tre bambini, accusato ingiustamente di pedofilia

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presume coupableIl secondo lungometraggio del quarantacinquenne regista francese (dopo Baby Love, del 2008), vince il premio come miglior film europeo delle Giornate degli Autori. Questo premio garantirà al film il supporto distributivo delle sale Europa Cinemas e l’impegno da parte degli esercenti di mantenerlo in programmazione più a lungo possibile. Riconoscimento meritato, anche se in questa sezione era presente un’altra opera di grande bellezza, quella di Philippe Lioret, Toutes nos Envies. Nella motivazione della giuria si legge: “E' un film mozzafiato dall'inizio alla fine – si legge nella motivazione -, una storia cruda e personale che sfida la nostra fiducia nel sistema giudiziario, riflettendo una preoccupazione condivisa in tutt'Europa. Il fatto che il film sia basato su una storia vera non fa che aumentare l'angoscia di vedere la vita di un uomo ordinario trasformarsi in un istante in un incubo kafkiano. La regia di Vincent Garenq, concisa e diretta, conduce il film con ritmo ed energia”. Autori di molti cortometraggi, documentari di viaggio e serie televisive, Garenq rappresenta l’ennesima bella sorpresa transalpina degli ultimi anni e dopo aver esordito con una commedia sentimentale che indagava la voglia smisurata di un quarantenne gay di diventare padre, si confronta con una storia vera, drammatica e disperata, tratta dal romanzo “Chronique de mon erreur judiciaire” di Alain Marécaux (co-sceneggiatore). È il più grande scandalo giudiziario francese dal dopoguerra ad oggi. Un uomo, padre di tre bambini, ufficiale giudiziario, con la sua vita di tutti i giorni, viene accusato di pedofilia e abusi sessuali anche su uno dei suoi figli. Di notte, mentre dorme, fa irruzione la polizia e lo porta di forza in galera. Da quel giorno, tra testimonianze contraddittorie, maltrattamenti carcerari, un giudice e un procuratore della Repubblica disumani e negligenti, Alain Marécaux tenterà più volte il suicidio, nell’arco dei tre anni di detenzione. Perderà l’affidamento dei bambini, la casa, il lavoro, la moglie e la madre morirà per il dolore. Alla fine, tutto si esaurirà in una bolla di sapone, perché gli accusatori bugiardi e le prove infondate. Dopo i tre anni di reclusione, passeranno ancora altri tre anni affinché il Ministero della Giustizia riabiliti completamente il “presunto colpevole”, pur senza prendere seri provvedimenti nei confronti delle cariche istituzionali coinvolte nello scandalo. Cinema vibrante, assolutamente simbiotico, che lascia scorrere sulla pelle dello spettatore la tragedia psicofisica a cui si assiste. L’assurdità della giustizia, dei suoi metodi intimidatori e preventivi, sono il segno dei tempi, pericolosamente deviati. Ma c’è altro ancora: la capacità del regista di non lasciarsi andare a facili moralismi e visioni catastrofiche. Semplicemente (ma per questo complicato) c’è una forza prorompente che si dirige verso lo spiegamento del dramma umano e sociale, restando aderente ad una storia personale, raccontandola e nello stesso tempo recuperandola.                

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