VENEZIA 68 – "Serve vero coraggio per emozionarsi". Incontro con Cristina Comencini e il cast di "Quando la notte"


Torna in concorso a Venezia, a cinque anni da La bestia nel cuore, la regista italiana Cristina Comencini. E in conferenza stampa si sofferma soprattutto sul lavoro svolto in fase di sceneggiatura e nella scelta delle particolari location. Ma poi difende anche il suo film da qualche attacco ricevuto in mattinata in proiezione stampa, spronando i festival ad accettare di buon grado la semplice emozione

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Quando la notte

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Torna in concorso a Venezia, a cinque anni di didtanza da La bestia nel cuore, la regista italiana Cristina Comencini. E in conferenza stampa si sofferma soprattutto sul lavoro svolto in fase di sceneggiatura e nella scelta delle particolari location. Ma poi difende anche il suo film da qualche attacco ricevuto in mattinata in proiezione stampa, spronando i festival ad accettare di buon grado la semplice emozione.

 

In questo film lei si concentra soprattutto sul concetto di maternità, come si affronta un tema così delicato e privato?

Comencini: Innanzitutto voglio dire che non credo che gli uomini comprendano sul serio cosa sia per una donna la maternità. E poi il famoso istinto materno, insomma son cose che non sempre hanno significato univoco e che talvolta soffocano le donne nella difficilissima responsabilità. Ma nel mio film io volevo mettere al centro anche l'uomo, perchè la responsabilità maschile di frapporsi tra madre e figlio avendo il coraggio di minare questa esclusività dovrebbe essere un fatto importante. L'uomo deve riuscire a farsi avanti e incidere.

 

Signora Pandolfi, come si è preparata al ruolo e cosa in quanto madre ad averlo interpretato?

Pandolfi:Io ho adorato il mio ruolo, è stata una esperienza travolgente, da donna e da madre. il fatto è che l’istinto materno è una cosa complessa. Io vedevo tante coppie di amici che erano in simbiosi coi loro figli, poi quando provi la maternità ti chiedi: ma dov’è? Dov’è questo istinto materno? E diventi spaventata e insicura. Non si è mai veramente preparati a diventare genitori

  

Filippo Timi, voi due nel film siete una coppia forse un po' atipica, come avete cotruito la vostra relazione?

Timi: Atipica proprio no! Mi dispiace che sia stata pecepita così perché invece insieme a Claudia c’è stata una immediata sintonia: stessi scossoni emotivi e stesse ruvidezze. Tanto che quando abbiamo fatto il provino mi è venuto subito da pensare "se non ci prende entrambi io da solo non lo faccio i film". Piuttosto i miei problemi non erano legati al set, ma a tornare in albergo. Perché tutti questi non detti del mio personaggio mi macinavano dentro e li purgavo attraverso i Simpson in tv, ma poi pure Bart Simpson diventava sempre il mio personaggio Manfred! Insomma mi sono ispirato ai Simpson per il film…

 

Ci sono chiari echi al famoso caso di Cogne?

Questa domanda me l’ hanno fatta in tanti, ma io ho pensato a questa cosa solo dopo aver girato il film. In fondo la montagna è una delle tappe più tradizionali che le giovani mamme programmano per portare i loro figli a respirsre aria pura per guarire i malanni, come consigliavano i vecchi perdiatri. Avere a che fare con la montagna, scontrarsi con essa fa uscire una parte nuova di se, ci si trasforma in eroine perchè ti mette di fronte alla solitudine vera

 

Stamattina in proiezione stampa c'è stato un po' di disappunto in sala, ma prescindendo anche da questo, non crede che in alcuni punti il suo film sconti un po' la matrice letteraria di partenza?

Ovviamente non sono d'accordo, io per tanto tempo ho lavorato tra cinema, teatro e letteratura e posso assicurare che i pochi dialoghi che del film sono stati pensati esattamente per la trasposizione, non essendoci esplicitamente nel libro strutturato essenzialmente in due monologhi interiori. Le battute sono poche e sono anche emozionanti, e forse questo è un problema. Ci vuol coraggio per emozionarsi, i Festival dovrebbero aprirsi di più al sentimento dell'emozione…

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