VENEZIA 69 – "Kapringen", di Tobias Lindholm (Orizzonti)

Kapringen, opera seconda del regista danese Tobias Lindholm, racconta una storia insolita e ricca di colpi di scena. Una nave da carico con sette marinai viene catturata, nel bel mezzo dell'oceano indiano, da un gruppo di pirati somali la cui richiesta di riscatto innesca un inquietante dramma psicologico tra la compagnia di navigazione e, appunto, i pirati

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Kapringen, opera seconda del regista danese Tobias Lindholm, racconta una storia insolita e ricca di colpi di scena. Una nave da carico con sette marinai viene catturata, nel bel mezzo dell'oceano indiano, da un gruppo di pirati somali la cui richiesta di riscatto innesca un inquietante dramma psicologico tra la compagnia di navigazione e, appunto, i pirati. I pirati esistono ancora dunque. Siamo abituati a considerarli solo come protagonisti di film e romanzi ambientati in epoche lontane, li immaginiamo vestiti in modo bizzarro, spesso armati di sciabole. E invece sono gruppi di persone che salgono sulle navi in mezzo al mare e chiedono riscatti, probabilmente meno affascinanti dei nostri eroi di bambini ma altrettanto pericolosi. Proprio il forte senso di pericolo è il filo conduttore del film. Pericolo per i marinai presi in ostaggio e costretti a trascorrere quattro mesi prigionieri sulla propria nave, in condizioni fisiche e psicologiche disumane, e pericolo per i membri della compagnia di navigazione di non riuscire a salvare i propri dipendenti. La negoziazione all'inizio sembra pacifica, quasi amichevole, ma, non trovando le due parti un accordo sul riscatto, diventerà sempre più complicata e, da uno confronto verbale, telefonico, inizierà una comunicazione via fax. L'amministratore delegato della società, osso duro abituato a gestire ogni tipo di trattativa raggiungendo i propri obiettivi, con il passare dei giorni perderà completamente il controllo della situazione e di se stesso. A differenza delle trattative alle quali è abituato, questa non avviene intorno ad un tavolo e le persone che ha di fronte non sono disposte a trattare, o comunque, solo entro i propri interessi. La pellicola di Lindholm è dotata di ritmo e tensione e, ogni passaggio, è curato in maniera tale da accompagnare lo spettatore in un viaggio di tensione mai banale, grazie anche ad una sceneggiatura serrata ed essenziale che non lascia spazio a luoghi comuni. Così non si riduce tutto al confronto/scontro tra la ciurma terrorizzata e i pirati cattivi. I soprusi ci sono sì, la ciurma spaventata anche ma il rapporto tra le parti è indagato psicologicamente in maniera molto sottile; l'incontro tra due culture non è mai semplice, figuriamoci in questa situazione. Eppure i momenti di condivisione tra i pirati e gli ostaggi ci sono: pescano insieme, mangiano, fanno festa, sembra quasi che si capiscano, che condividano quella strana complicità figlia di situazioni estreme. Solo per un momento però, poi si rientra nei ranghi, si torna nei ruoli: buoni e cattivi, vittime e carnefici.

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