VENEZIA 69 – “Linhas de Wellington”, di Valeria Sarmiento (Concorso)

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Le coordinate storiche sono note: la ritirata strategica delle truppe anglo-portoghesi, che nel 1810 arretrano per intrappolare nel cuore del Portogallo l'esercito napoleonico, mettendolo di fronte alla fortificazione eretta dal Duca di Wellington. Il soggetto, opera di Carlos Saboga, doveva essere un ulteriore film di Raul Ruiz, ma così non è stato. Ora è il nuovo film di Valeria Sarmiento, che di Raul è stata la compagna di vita

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linhas de wellingtonLe coordinate storiche sono note: la ritirata strategica delle truppe anglo-portoghesi, che nel 1810 arretrano per intrappolare nel cuore del Portogallo l'esercito napoleonico, mettendolo di fronte alla fortificazione eretta dal Duca di Wellington. Il soggetto, opera di Carlos Saboga (già autore dei Misteri di Lisbona), doveva essere un ulteriore film di Raul Ruiz, ma così non è stato. Ora è il nuovo film di Valeria Sarmiento, che di Raul è stata la compagna di vita (la abbiamo vista assistente di Ruiz già in Ahora te vamos a llamar hermano, il corto del 71 su Allende e i mapuche ritrovato e restaurato dalla Mostra per la sua sezione classici): una versione televisiva in tre parti, col titolo As Linhas de Torres Vedras, e questa versione cinematografica di 150', dal titolo Linhas de Wellington. Lo slittamento del titolo va dal luogo delle fortificazioni al nome del duca inglese, che, a capo dell'esercito anglo-portoghese, pensò di erigerle nel 1810, per bloccare l'avanzata dell'esercito napoleonico nel cuore del Portogallo.

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linhas de wellingtonValeria Sarmiento, che ha ereditato il progetto dal produttore Paulo Branco, è ben consapevole della materia che ha in mano e sostiene l'esito di un confronto che immancabilmente apre ogni inquadratura, ogni snodo visivo e narrativo alla memoria di Raul Ruiz: la coralità che qui definisce il contorno dei vari personaggi avrebbe trovato nel suo sguardo lo scontornamento di figure in transito sulla loro stessa mobilità, una fuga reciproca di paesaggi e figure, di tempi e sospensioni, una sonorità interiore. Tanto più che lo script di Saboga parla di agnizioni, ritorni inattesi, memorie che rivelano e scoperte che celano: un crogiolo di biografie che, nella linea del melodramma storico, materializzano un'umanità dispersa negli eventi, in balia della storia… Commuove leggere che Valeria Sarmiento, per orientarsi in una vicenda storica di cui non aveva cognizione (“non avevo mai sentito parlare dell'invasione napoleonica del Portogallo”), ha pensato a questa popolazione in fuga davanti all'avanzata dei francesi come a se stessa in fuga, da esule, dal Cile di Pinochet…

 

linhas de wellingtonIl film, allora, sta tutto nella partecipata precisione di una regia che sa essere calda ed emotivamente sobria, ma sta anche nella dispersione di figure smemorate, di corpi in fuga come fossero fantasmi, di donne che perseguono l'amore nella distruzione, di presenze resistenti nella dispersione della morte (la Dona Filippa Sanchez Marisa Paredes, la famiglia di Leopold Scheitzer con Michel Piccoli, Isabelle Huppert e Catherine Deneuve). Ma poi, in fin dei conti, piace pensare che le Linee di Wellington siano quelle erette da Raul Ruiz: fortificazione per la resistenza dell'immaginario, barriera dietro la quale la storia e le storie si confondono, confine eretto a garanzia di un mondo di persone libere di fronte a un mondo di fantocci (strepitoso il finale rinvenimento dei simulacri dei soldati francesi, lasciati dall'esercito napoleonico dopo la ritirata). La linea di demarcazione, in fondo, è quella di Wellington (un John Malkovich immancabilmente dandy), il duca a capo dell’esercito anglo-portoghese, che innalza la barriera di una civiltà forse un po' arretrata ma esente dall'orrore della violenza e della morte, intento a scegliere i bozzetti dei dipinti, la posa del ritratto del suo pittore personale… La dolcezza del segno, la traccia ironica della sapienza che salva, l'inconsapevole gioco della vita che nutre lo spirito… Valeria Sarmiento firma un film d’amore e da amare. Ma ci manca già, Raul!

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