VENEZIA 70 – Incontro con Jonathan Glazer e Scarlett Johansson

scarlet johansson, venice 70
Dopo aver ricevuto alcuni fischi nelle due proiezioni stampa di questa mattina, Under the Skin ha avuto la sua conferenza stampa nella quale erano presenti il produttore, il cosceneggiatore e regista Jonathan Glazer e l'attrice protagonista Scarlett Johansson

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scarlett johansson sul set di under the skinDopo aver ricevuto alcuni fischi nelle due proiezioni stampa di questa mattina, Under the Skin ha avuto la sua conferenza stampa nella quale erano presenti il produttore, il cosceneggiatore e regista Jonathan Glazer e l'attrice protagonista Scarlett Johansson.

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Come avete lavorato sul romanzo?

Glazer: La storia raccontata nel libro mi ha molto coinvolto. Mi piaceva guardare il mondo attraverso gli occhi di un'aliena e far percepire al pubblico lo stato d'animo e il punto di vista del personaggio.

Scarlett, cosa ti ha spinto a scegliere questo personaggio e che tipo di lavoro hai dovuto intraprendere per interpretarlo?

Johansson: Non avevo idee preconcette, nè indizi. Solo dopo qualche giorno sul set ho cominciato a sviluppare un'idea e dopo un paio di settimane ho cominciato a sentire il personaggio dentro di me. L'aliena che interpreto del resto non conosce l'umanità. Non ha alcuna  idea specifica. Siamo partiti da una tabula rasa e all'inizio è stato difficile trovare una chiave interpretativa. Di sicuro non volevamo che il mio fosse un extraterrestre alla Tim Burton.

Il suo film si ricollega a una tradizione fantastica britannica che ha origine con le opere di Nicholas Roeg e Ken Russell. E' d'accordo?

Glazer: Sono onorato per questi acconstamenti. Per me quei cineasti sono degli esempi. In assoluto mi piaceva dare forma a quel tipo di materiale. Fare un'opera che possedesse tensione, che avesse un'esito inatteso, che fosse un viaggio emotivo e un viaggio sperimentale allo stesso tempo.

Scarlett,  cossa ti ha attratto di  questo film?

Johansson: Difficile dirlo. Non credo sia un film di fantascienza. E' stato interessante sia farlo che guardarlo. E' un film che non possiamo etichettare e che non appartiene a un unico genere. 

Potete raccontarci anche qualcosa riguardo alla realizzazione del fil e all'uso di cineprese nascoste?

Glazer: Non volevamo un set tradizionale. Io volevo fare un film che fosse realistico e per questo in alcune scene come quelle del furgone o del night club ci siamo serviti di cineprese piccolissime. Ci sono scene con otto cineprese con otto angolazioni diverse. Il realismo mi serviva per  fare in modo di raccontare questa percezione del mondo filtrata da uno sguardo extraterrestre. E ci piaceva riprendere Scarlett nel mondo senza che si capisse all'esterno che si stava girando un film.

Johansson: C'era una linea di  demarcazione poco netta tra realtà e finzione e da questo presupposto plasmavamo la scena.

 

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