VENEZIA 70 – "Razredni sovražnik / Class Enemy", di Rok Bi?ek (Settimana della critica)

 
Il professor Zupan, austero, inflessibile. Appena giunto in un liceo per insegnare tedesco. Gli studenti abituati a lezioni giocose, ora spaesati di fronte al primo esempio di autorità cui si rapportano. Tra loro Sabina. Decide di farla finita. I suicidi lasciano gestire la sofferenza ai sopravvissuti che confusamente cercano spiegazioni. Zupan continua le sue lezioni. Apre la visione dei suoi allievi verso possibilità sconosciute anche sul concetto di morte
 

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«Das leben geht weiter/la vita va avanti » sentenzia il professor Zupan (Igor Samobor).

Giunto appena in un liceo per insegnare tedesco. Antitesi della precedente docente. Lei empatica e materna. Lui austero e inflessibile. Gli studenti abituati a lezioni giocose, ora spaesati di fronte il primo esempio di autorità cui si rapportano.

Tra loro Sabina. Grande passione per il pianoforte. Decide di farla finita.

Atto finale indotto o scelto?

Zupan continua le sue lezioni. Erigendo, come via maestra per comprendere l’umano, ‘l’esperienza diretta ‘ decantata da Thomas Mann.

I suoi occhi scivolano nelle profondità adolescenziali e scavano a fondo con l’uso di parole appropriate. Figlie di un sapere nozionistico e metodico, utilizzato nel modo più libero, al fine di creare personalità individuali. Sagaci indagano e pesano come macigni. Macigno è: «la vita va avanti». Gli studenti non riescono minimamente ad accettare tale possibilità. Poichè lo spettro di Sabina sembra aggirarsi per i corridoi. Osserva le vite degli altri, oltre la vita, attraverso l’occhio di una mdp in spalla, che tituba, sottolineando lo scompenso creato dall’assenza. La mancanza prende forma in un mostro a più teste: nazismo, sistema scolastico, lotta al sistema, tentativo di cooptare l’opinione individuale del coetaneo, nella più totale confusione emozionale. Così Zupan è il prof che usa metodi nazisti e che l’ha indotta al suicidio, il sistema scolastico, con la pretesa di ottimi voti, cio che l’ha portata al gesto limite, il sistema Paese, concausa con i suoi politici e genitori corrotti e Monja, la coetanea che mina la solidità del gruppo.

I suicidi lasciano gestire la sofferenza ai sopravvissuti che cercano motivazioni-riparo per loro possibili colpe e al contempo motivazioni-valvola di sfogo per frustrazioni adolescenziali.

Il docente, oltre la rigidità che sembra connotarlo, apre la visione dei suoi allievi verso possibilità sconosciute. La perlustrazione delle vie di mezzo. Egli stesso terza via, svincolato da un radicato tradizionalismo e da un radicale modernismo (metodo scolastico sloveno che risente delle ferite ancora aperte e dolorose della storia e delle pressioni dettate dal nuovo corso europeo).

In Class Enemy di Rok Bi?ek, presentato alla 28esima settimana della critica di Venezia 70, Zupan afferma: «Sabina ha fatto la sua scelta. Giusta o sbagliata. Non so. E’ la sua scelta. Voi siete qui e potete scegliere».

«Il sistema lavora sempre e sempre lavorerà perchè è freddo, inflessibile, matematico ma, se siete abbastanza solidi dentro, potete essere come pietra nel fiume che, attraversata dalle correnti, ferma, non si sposta».

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