VENEZIA 70 – Tra le crepe della metropoli. Stray Dogs di Tsai Ming-Liang, trailer, foto e poster

STRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013] a Venezia 70 e Toronto 38

Il viaggio di un padre alla ricerca di un' Arca di Noè che permetta la sopravvivenza dei suoi figli in una società completamente folle e divorata dal consumismo. E una lettera d'amore a Lee Kang-Sheng. Stray Dogs di Tsai Ming-Liang, trailer, foto e poster

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Le rovine fanno da sfondo a tutto il film e sono popolate di cani e di
persone. Le persone si comportano come cani e i cani come persone.
Sono cani liberi e anche le persone sono libere.
Non hanno nulla.
E noi allora? Cosa possediamo?
Siamo certi di possedere qualcosa?
Forse tutti noi non siamo altro che cani randagi.

Tsai Ming-Liang
 

Primo trailer sottotitolato in inglese per Jiaoyou (Stray Dogs) e siamo già immersi nella straziante poesia del cinema di Tsai Ming-Liang. Il regista taiwanese è in concorso alla 70° Mostra del Cinema di Venezia con il suo nuovo lungometraggio, interpretato come sempre dal fedele Lee Kang-sheng.

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VENEZIA 70 - Tra le crepe della metropoli. Stray Dogs di Tsai Ming-Liang, trailer, foto e posterIl titolo originale indica un viaggio verso la campagna: e il film è la storia del viaggio di un padre alla ricerca di un' Arca di Noè che permetta la sopravvivenza dei suoi figli in una società completamente folle e divorata dal consumismo. I sobborghi della moderna Taipei sono un inferno, dove l'uomo, violento, dedito all'alcool, abbandonato dalla moglie e divorato dalla miseria, sbarca il lunario immobile per ore ed ore sorreggendo cartelloni pubblicitari per appartamenti di lusso, in condomini sfarzosi chiamati "Bali" o "Hawaii": un mondo che per l'uomo è diventato esotico quanto i nomi che lo evocano.

A spiegare il cuore di Stray Dogs, ecco la sintesi poetica dello stesso Tsai Ming-Liang:

Non c’è una storia da raccontare. Hsiao-kang è un buono a nulla, che si guadagna da vivere reggendo cartelloni pubblicitari. Fuma e piscia in strade costantemente percorse da veicoli e passanti. Le uniche presenze nella sua vita sono i suoi due bambini. Mangiano, si lavano i denti, si cambiano e dormono insieme. Non hanno acqua né elettricità e dormono sullo stesso materasso con una verza, abbracciandosi stretti l’uno con l’altro. Tutta la città è diventata una discarica per cani randagi. E il fiume è lontano, molto lontano. Poi, una notte di tempesta, l’uomo decide di portare i figli a fare un giro in barca a vela.

STRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013] a Venezia 70 e Toronto 38Nel trailer, Lee Kang-Sheng sta cantando disperatamente. Tsai racconta di essere stato colpito dalla visione degli uomini sandwich a Taipei, di come il loro tempo vitale gli sia del tutto rubato, privato di valore, come lavorino effettivamente otto ore al giorno coperti dal loro cartellone, senza possibilità di fare alcunchè, a parte una pausa di dieci minuti ogni cinquanta, per bere e andare in bagno. "Ne ho visti alcuni borbottare tra sé e sé, ma non sono mai riuscito a capire cosa dicessero".

Il testo scelto nel film è Man Jang Hong [letteralmente, 'un fiume pieno di rosso'] un poema patriottico che esprime la profonda lealtà del suo autore, il generale Ye Fei, verso il suo paese e la sua frustrazione per l'impossibilità di portare a termine la sua missione. "A Taiwan, chiunque abbia più di 40 anni conosce questa poesia e di fatto avevo già sentito Hsiao-Kang declamarla una volta in passato".

STRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013] a Venezia 70 e Toronto 38I ragazzini, un maschio e una femmina di dieci e sei anni (Lee Yi Cheng e Lee Yi Chieh, nella vita nipotini di Lee Kang-Sheng) subiscono i suoi scatti d'ira e la sua frustrazione. Trascorrono tutto il giorno intrufolandosi nei centri commerciali, che l'aria condizionata e le offerte promozionali di cibo e i giochi rendono per loro un vero e proprio paradiso, specie se paragonato allo squallido edificio abbandonato dove tutta la famiglia si rifugia per la notte.

L'uomo continua a sognare una vita migliore per sè e per i suoi figli, e si ritrova attratto da un disegno sulle mura di quel misero ricovero. Come spesso accade nei film di Tsai, le rovine hanno un'importanza particolare: sono "personaggi viventi" nel suo racconto, personaggi che hanno da dire qualcosa.

"Il rapido sviluppo d'ispirazione occidentale delle città asiatiche mi porta a sentirmi  in uno stato di costante ansia e  incertezza, come se stessimo andando alla deriva, privi di  fondamenta che ci sostengano. È come se vivessimo all'interno di un immenso cantiere edile, con edifici, strade e metropolitane costantemente ristrutturati o demoliti e ricostruiti. E più c'è sviluppo, più aumenta il numero delle cose di cui ci disfiamo. Non ho mai evitato di mostrare queste realtà nei miei film, che si tratti di cantieri edili dove si innalzano torri di cemento armato o di vecchi edifici abbandonati e  lasciati andare in rovina. Ci ricordano il crudele e assurdo prezzo che paghiamo per  l'incalzante sviluppo della civiltà moderna, uno scotto che rasenta la follia".

Il murale che tanto colpisce il protagonista, Tsai lo ha scovato su una casa fatiscente, durante i sopralluoghi per le location. Rappresenta un mondo ideale, come attraverso uno specchio, lontanissimo, eppure a portata di mano.

STRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013] a Venezia 70 e Toronto 38Nel giorno del compleanno dell'uomo, una donna si unisce alla famiglia: potrebbe essere lei la chiave per far emergere le emozioni sepolte che aleggiano dal passato? Il personaggio chiave della donna, è interpretato da tre attrici differenti, tutte care al regista, presenze fisse nel suo cinema: Lu Yi Ching (Vive l'amour, Il fiume, Che ora è laggiù?, The Wayward Cloud, Visage, anche in Song di Antoine Barraud e How to Describe a Cloud), Yang Kuei-Mei e Chen Shiang-chyi (da Vive l'amour a The River, da The Wayward Cloud a Che ora è laggiù?, da Goodbye Dragon Inn fino all'ultimo Visage).

"Un cuore enorme, mistero, umorismo sornione": queste le componenti del film secondo Giovanna Fulvi, che ne ha curato la scheda per il 38° Toronto Film Festival , dove dopo Venezia 60 il film sarà ospitato nella sezione Wavelengths, dedicata a voci indipendenti, audaci e visionarie: film che espandono le nostre nozioni sul cinema. Come in I Don't Want to Sleep Alone (del quale ci siamo innamorati a Venezia 63) Tsai Ming-Liang filma i suoi "cani randagi", individui ai margini della società, "con estrema empatia e senza ombra di sentimentalismo. Gradualmente iniziamo a comprendere che una volta avevano una vita diversa, condividiamo la loro perdita, e a poco a poco, immaginiamo un futuro più luminoso".

STRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013] a Venezia 70 e Toronto 38Stray Dogs è lo specchio di un mondo dove "tutto sembra cambiare costantemente e tuttavia sembra restare immutato", dove permangono, e anzi peggiorano, la povertà, la fame, la guerra, il potere, eppure questi "cani randagi" cercano il loro spazio nella vita.

Nell'intervista realizzata da Charles Tesson, Direttore Artistico della Semaine de la Critique, Tsai Ming-Liang descrive il suo film come antinarrativo, spiega che ha esaurito il suo desiderio di usare il cinema come puro strumento narrativo, e che in Stray Dogs ha voluto abbandonare del tutto la cosiddetta "trama", creando un film che "non ha un inizio nè una fine", tutto basato sulle azioni dei suoi attori, sull'alternanza di luce e ombra e sui rumori in sottofondo (gli effetti sonori sono stati tutti registrati sul posto, in diretta, compresi  i respiri degli attori – "e questo aggiunge una sensazione sgradevole e brutale al film", spiega Tsai).

Interrogato a proposito della mancanza di sequenze fantastiche di canto e ballo, così familiari nel suo cinema, in Stray Dogs, Tsai Ming-Liang cita ancheThe Night of the Hunter, il grande film di Charles Laughton, come uno dei suoi preferiti. Racconta che nei suoi film ha sempre avuto la tendenza a inserire queste scene per spezzare un'atmosfera pesante. Ma poi finisce per scrivere una lettera d'amore a Lee Kang-Sheng, raccontando un intero ciclo di vita e di lavoro insieme: 

"ISTRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013] a Venezia 70 e Toronto 38n Stray Dogs, c'è solo  il volto di Lee Kang-Sheng, che  inizia a gonfiarsi, passata la quarantina, e il suo corpo che man mano sfugge al controllo.  Io sono come  lo spaventoso e deforme personaggio di Robert Mitchum. Nel 1991 gli ho teso una  trappola,  e giudiziosamente ho atteso per 20 anni: finalmente mi ha dato un'interpretazione unica e straordinaria. Sono o non sono oscuro?"

Dopo essersi dedicato al teatro (Only You) e aver girato alcuni corti (lo splendido Walker) Tsai Ming-Liang ha scritto e diretto Jiaoyou grazie a una coproduzione tra Homegreen Film e JBA Production e il sostegno della House on Fire di Antoine Barraud e Vincent Wang (The Wayward Cloud, I Don't Want to Sleep Alone, Visage e Help me Eros di Lee Kang-Sheng).

Riguardo al futuro del suo cinema, Tsai Ming-Liang non usa mezzi termini. "Il cinema mi ha stancato. Negli ultimi anni, il cosiddetto valore di intrattenimento dei film, i meccanismi del mercato e la tendenza ad andare costantemente incontro ai gusti popolari, mi hanno disgustato". Se il regista non ha mai voluto compiacere il pubblico, adesso la situazione lo mette genuinamente in crisi (anche David Lynch ha fatto affermazioni simili ultimamente).

Tsai Ming-Liang"Continuo a domandarmi: che cos'è il cinema? Perché realizzare dei film? Per chi lo sto facendo? Chi è il pubblico di massa? È quello che guarda i film di Spielberg? Francamente parlando, tutto questo non mi interessa…" Tsai si considera anche la persona meno adatta in assoluto a fornire un ritratto sullo stato del cinema taiwanese, asiatico o del mondo intero, visto che le sue opere non si rivolgono a un mercato. "Forse tutte le cose che volevo filmare sono già state filmate".

In questo senso Stray Dogs appare davvero come un punto d'arrivo, anche per il sentimento che lega Tsai al suo attore feticcio e complice di una vita intera, Lee Kang-Sheng:

"Senza di lui non avrei fatto questo film. […] Continuavo a chiedermi: come è cambiato questo viso negli ultimi 20 anni, sempre sotto lo sguardo fisso e intenso di una macchina da presa, o meglio, cosa ha rivelato quel viso. Ho  impiegato tre anni a realizzare Stray Dogs, dalla stesura della sceneggiatura al montaggio, e durante la lavorazione mi sono trovato a rifinire ogni giorno la storia, tagliando gli intrecci secondari, eliminando aspetti della struttura narrativa e anche alcuni personaggi.

Tutto Lee Kang-Sheng in STRAY DOGS [TSAI MING-LIANG 2013]ciò che resta è questo volto, un volto che si rivela nella sua  totalità, per via di un certo comportamento. In una delle riprese, gli ho dato un cavolo e gli ho detto di mangiarlo davanti alla macchina da presa. Forse non gli ho dato nessuna istruzione. L'ho osservato mangiare il cavolo con calma e tranquillità, con una sfumatura di pietà e di rimpianto, di dolore e di solitudine, con un senso di soddisfazione e di asprezza, un senso di eruzione violenta… Masticava, mordeva, e alla fine ha divorato il cavolo, con sentimenti contrastanti di amore e odio. Io lo osservavo consumare quel cavolo, con vent'anni della sua vita. Sono scoppiato a piangere, e ha pianto anche lui. Abbiamo lavorato insieme dal 1991 al 2012 e la sola cosa che posso dire è: il suo volto è il mio cinema."


A ottobre, il film sarà ospitato anche dal 51° New York Film Festival.
Nella nostra gallery, le foto ufficiali e il poster di Jiaoyou

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