VENEZIA 70 – "Wolf Creek 2", di Greg Mclean (Fuori Concorso)

wolf creek 2
Il rituale di caccia, fuga e morte si ripete insistentemente senza lasciare un attimo di fiato. Le fughe disperate sull’asfalto bruciata dal sole si alternano alle torture e alle uccisioni sanguinolente in una sequela di colpi di scena ad alto tasso adrenalinico che batte la stressa strada del primo capitolo di Wolf Creek senza lesinare su sangue e suspense

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Urla strazianti e respiri affannosi tornano a risuonare attraverso il deserto australiano che circonda il cratere di Wolf Creek, una terra arida e inospitale per qualunque forma di vita, eccetto che per Mick Taylor, che sorveglia senza sosta il suo territorio a caccia di esploratori sprovveduti e succulenti a cui far assaggiare il suo coltello. L’invasione straniera del suo territorio è la sua ossessione, la colpa che può essere cancellata solo con una morte lenta e dolorosa.

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Una dopo l’altra le vittime vedono i loro corpi andare in pezzi e i ripetuti tentativi di fuga sono vani, perché il tintinnio del suo furgone insanguinato e il passo pesante tra i cespugli secchi sono presagio di morte per tutti coloro che incontra.

La terra australiana, che per decenni ha patito le conseguenze della colonizzazione, è annegata dal sangue dei suoi oppressori, sacrificati come capi di bestiame al cospetto di un dio pagano dal suo sacerdote, l’autoctono Mick Taylor, che annienta qualunque forma di vita gli attraversi la strada, canguri compresi. L’isolamento e l’aridità del territorio trovano il loro corrispettivo in questo personaggio, rude e privo di moralità, che si ispira al killer efferato che negli anni ’90 ha terrorizzato l’Australia massacrando una serie interminabile di campeggiatori. Mick non conosce la pietà e nutre le sue giornate di sangue e gode sadicamente nel giocare al gatto e al topo con le sue vittime, inseguendole in lungo e in largo per il deserto, e attraverso i cunicoli del suo lugubre nascondiglio.

Il rituale di caccia, fuga e morte si ripete insistentemente senza lasciare un attimo di fiato. Le fughe disperate sull’asfalto bruciata dal sole si alternano alle torture e alle uccisioni sanguinolente in una sequela di colpi di scena ad alto tasso adrenalinico che batte la stressa strada del primo capitolo di Wolf Creek. Mescolando tutti gli ingredienti dell’horror on the road, Greg McLean ancora una volta non lesina su sangue e suspense, in un intreccio diabolico in cui nessun personaggio, compreso Mick Taylor, agisce in modo prevedibile e stupisce lo spettatore con ingegno e coraggio fuori dal comune.

Senza toccare i picchi drammatici dell'horror di Rob Zombie che con The Devil's Rejects e House Of 1000 Corpses ha portato on the road l'essenza della follia cieca e crudele che uccide e scarnifica per il puro piacere di far soccombere le vittime al potere del sangue e della paura, Wolf Creek 2 cerca i medesimi spunti non solo sulla strada ma anche nella tana dell'assassino dove i morti e i non morti giacciono insieme divorati dai vermi. Così la morte si trascina dall’esterno all’interno in un viaggio macabro attraverso i cunicoli putrescenti alla ricerca disperata della luce e della salvezza, nell’illusione che, almeno per una volta, la tenacia e la vita abbiano la meglio sul male assoluto.

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