Il terzo film italiano in concorso è forse il più atteso e quello che ha ottenuto una vera e propria ovazione da parte dei giornalisti presenti in conferenza stampa. Parliamo de Il giovane favoloso, biopic di Mario Martone sulla vita di Giacomo Leopardi. Oltre al regista napoletano era presenti l'intero cast, tra cui ovviamente il protagonista Elio Germano.

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Come si è approcciato al rapporto affettivo tra Giacomo Leopardi e Antonio Ranieri? Secondo alcune interpretazioni storiche non si trattò di un legame esclusivamente amicale.

Martone: Alcune interpretazioni abbiamo preferito lasciarle sullo sfondo. Quando abbiamo scritto la sceneggiatura ci siamo ovviamente posti domande su molti argomenti come questo e alla fine abbiamo preso una decisione che è stata estetica ed etica: rimanere alle documentazioni certe, ai diari, alle lettere, agli studi ufficiali. Abbiamo pensato che quel materiale fosse sufficiente e abbiamo quindi evitato ulteriori sovrapposizioni.

Ora che ha completato il film che tipo di messaggio ritiene che Il giovane favoloso contenga?

Martone: Un film è un viaggio che comincia quando ti appare davanti agli occhi una luce. Alla fine la cosa bella è arrivare a vedere qualcosa che assomigli a quella luce iniziale.

Le scelte musicali sono particolari. Che criterio si è scelto?

Martone: Ho conosciuto Apparat (l'autore delle musiche, ndr) nel 2011 quando lo invitai per una performance in uno spettacolo teatrale. La sua musica mi colpì molto. Poi in postproduzione, con il montatore Jacopo Quadri abbiamo provato la sua musica con le immagini e il risultato ci parve convincente.

Apparat: Mario non voleva un suono ovvio, ma una musica che avesse una specie di contrasto con le immagini. Allo stesso tempo questa musica elettronica doveva avere una sua omogeneità.

Come hai trovato il giusto equilibrio per recitare le poesie con quella credibilità e naturalezza?

Germano: Lavorare a questo personaggio è stato un percorso enorme, un vero regalo. Io sono un attore che ha bisogno di immergersi completamente nel mondo del personaggio che interpreta e in questo caso la preparazione è stata lunga e dettagliatissima. Ero così coinvolto nella fase di studio che al momento di iniziare le riprese cominciai a rammaricarmi di non poter continuare a lavorare al personaggio. La poesia a volte è l'unico modo per dire una cosa ed è stato stimolante confrontarsi con questa grandezza e queste vibrazioni.

Cosa può dirci del personaggio di Ranieri?

Riondino: Anch'io ho avuto la fortuna di poterlo studiare approfonditamente, perchè Ranieri nella sua vita scrisse due libri autobiografici. Il rapporto con Giacomo è raccontato in Sette anni di sodalizio, dove viene descritto come un legame simbiotico e in cui rivendica la sua importanza come presenza affettiva e la sua stima nell'opera letteraria di Leopardi. Lui è un personaggio importante anche perchè ha vissuto fino a ottant'anni attraversando tutto l'Ottocento italiano.
 

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