VENEZIA 71 – "Il cinema che vorremmo vedere". Incontro con Michele Alhaique e il cast di Senza nessuna pietà

Senza nessuna pietà

Ecco arrivato il momento di un film italiano anche nella sezione Orizzonti. Opera d'esordio di un giovane attore/regista, Michele Alhaique, che vanta un ricco cast tra cui Pierfrancesco Favino, Claudio Gioè e Ninetto Davoli, tutti presenti nell'affollata conferenza stampa del film

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Senza nessuna pietàEcco arrivato il momento di un film italiano anche nella sezione Orizzonti. Opera d'esordio di un giovane attore/regista, Michele Alhaique, che vanta un ricco cast tra cui Pierfrancesco Favino, Claudio Gioè e Ninetto Davoli, tutti presenti nell'affollata conferenza stampa del film.
 

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Di solito gli attori che passano alla regia in Italia  esordiscono con storie di genere, tu hai rischiato, come è andata?

Alhaique: Bah, non mi sono posto il problema, è stato tutto molto naturale. In fondo ho sempre fatto cortometraggi, dai tempi del centro Sperimentale, e il mio percorso quindi è sempre stato scissi tra recitazione e raccontare storie. Questo film è la conseguenza di un corto, ed è esattamente la storia che volevo raccontare. Roma, una metropoli di oggi, le persone che la popolano. Abbiamo lavorato alla sceneggiaturaa tanto tempo, tra un lavoro e un altro, ma questo mi ha aiutato molto. Non è semplice esordire lla regia in Italia, ma il percorso lungo mi ha fatto scoprire tante cose, mi ha arricchito.


Conoscevi Favino da tempo, hai pensato sempre a lui per il ruolo di Mimmo?

Alhaique: Pierfrancesco è un amico, ci conosciato da qualche anno, ma non è che si pensa sempre e solo agli amici quando si scrive un film. Diaciamo che ho pensato all'attore che c'è dietro, alla sua grande capacità di calarsi anima e corpo nei personaggi. In generale volevo che tutti gli attori di questo film scoprissero lati inediti e mai sperimentati nelle loro carriere passate.


Pierfrancesco: hai preso molti chili per interpretare Mimmo, esperienza diversa dal solito, era necessario?

Favino: Assolutamente necessario, perchè il personaggio è sempre stato pensato di quella mole e la fisicità è importantissima per interpretare un personaggio. Diciamo che ingrassare tanto ti mette di fronte a disagi, vedi lo sguardo delle persone, anche dei familiari, che pian piano cambia nei tuoi confronti. Ecco è lì che ho capito Mimmo, non avrei potuto interpretare quelle sensazioni solo concettualmente.


Come è andata dal punto di vista produttivo?

Favino: Abbiano avuto un partner francese per la produzione, che ha abbracciato questa idea con entusiasmo, la nostra idea di lavoro, il tempo di cui avevamo bisogno. Tutto questo serve ad alimentare le potenzialità creative di cast e troupe, in fondo credo che questo significhi "produzione": mettere nelle condizioni le persone di dare del proprio meglio.


Continuerai a fare anche il produttore in futuro?

Favino: noi siamo partiti dall'idea che volevamo fare un film simile al cinema che ci piace vedere da spettatori. Mi piacerebbe che la si smettesse di pensare sempre a "quanto costa un film", bisognerebbe tornare a parlare di passione e progetti. Il "cinema italiano" siamo tutti noi, non è una idea astratta, dobbiamo impegnarci a fare sempre meglio. Quindi rispondo di si, se ci saranno le condizioni giuste tornerò a impegnarmi come produttore.

Avete mai pensato di girarlo in inglese? Per accedere facilmente ad altri mercati?

Favino: Siamo consapevoli che girare un film in italiano schiaccia un po' l'area di fruizione. Ma credo che alla fine conti l'anima dei personaggi: io ho fatto diverse esperienze internazionali e mi hanno chiamato proprio per la mia italianità, è quella che porto in giro. Avete visto qui a Venezia Al Pacino, ecco quello che lui sa fare esula di gran lunga dalla lingua, è tutto nei suoi occhi. raccontiamo come siamo fatti, raccontiamo chi siamo, a prescindere dalla lingua. Questa è una storia universale che sarebbe potuta accadere in Australia come in Italia.


Ninetto, come ti sei trovato in questo gruppo di giovani?

Davoli: io capisco la difficoltà dei giovani attori, le loro piccole paure, ma io da sempre, dai tempi di Pasolini, ho sempre pensato solo a dare il mio piccolo contributo. Senza pensare troppo ad altro. Per me la recitazione è questa.  Il mio era un personaggio diverso dal solito, ne ho parlato un po' con Michele, mi ha dato libertà, il personaggio è venuto da se.

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