#Venezia74 – Loving Pablo. Incontro con Fernando Léon de Aranoa, Penélope Cruz e Javier Bardem

Fuori concorso l’ascesa e la caduta dei più temuti signori della droga al mondo, l’uomo che ha inventato il narcotraffico. Tratto dal romanzo “Loving Pablo, Hating Escobar”

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Fuori concorso l’ascesa e la caduta dei più temuti signori della droga al mondo, Pablo Escobar, l’uomo che ha inventato il narcotraffico. Tratto dal romanzo “Loving Pablo, Hating Escobar” scritto dalla famosa giornalista televisiva colombiana Virgilia Vallejo, amante del criminale durante il regno del terrore che dilaniò il Paese. Lo sceneggiatore e regista Fernando Leon de Aranoa racconta la genesi: “Se da un lato nel corso degli ultimi decenni le vicende di Pablo Escobar sono state raccontate in libri, serie televisive e documentari, dall’altro l’approccio di Virginia Vallejo offre uno sguardo più intimo sul suo comportamento criminale, descrivendo da vicino gli anni più duri della furiosa guerra che scatenò contro il governo colombiano. Famosa giornalista e anchorwoman televisiva, Virginia fu anche sua amante, oltre che sua confidente e interlocutrice, una sorta di pigmalione; ma soprattutto, lei fu una sopravvissuta. La sua è la storia disperata di un naufragio, che parla di attrazione e fascinazione, ma anche della pazzia e del terrore senza eguali di uno dei decenni più violenti della storia recente, di cui Virginia fu al tempo stesso parte e testimone”.

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loving-pablo-cover-clipJavier Bardem, che oltre ad interpretare Pablo Escobar è anche il produttore del film, ha voluto confermare che da anni inseguiva questo sogno: “E’ vero che questo film volevo farlo da tempo e già altri registi in passato mi avevano proposto il ruolo. Il motivo per cui alla fine ho accettato è perché Escobar rappresenta una grande contraddizione di padre affettuoso e allo stesso tempo assassino efferato. Ci sono voluti molti anni per cercare di afferrare tale contraddizione. Un essere umano che si fa mostro. Ha cambiato la storia, un uomo con un estremo bisogno di rispetto. Penso di aver soprattutto provato a esprimere questa contraddizione”. Penelope Cruz, interprete di Virginia Vallejo, nonché voce narrante dell’opera, ha sottolineato come invece lei ha preparato il personaggio: “Avevo molte ore di materiale su Virginia, oltre il libro, essendo stata un noto volto televisivo nel suo Paese. Penso che il cinema non debba cambiare il mondo, ma ha certamente la responsabilità di raccontare e quindi in questo caso la nostra prima urgenza come attori è stata quella di non rendere il film un videogame e da questo punto di vista Virginia doveva essere il personaggio che incarnasse, più degli altri, il dolore”. A questo punto, ci sono state diverse domande che in qualche modo riprendevano tutte il discorso dell’uso dell’inglese e non dello spagnolo, che sarebbe stata evidentemente la scelta più logica e corretta: “Come produttore – ha affermato Bardem – ho pensato che ovviamente l’inglese rispondesse meglio alle richieste di mercato. Ma la lingua è solo un mezzo espressivo, la cosa principale è la trasmissione delle emozioni”.

coverlgA tal proposito, il regista aggiunge: “Abbiamo deciso di avere tutti attori che avessero comunque un accento colombiano, pur parlando in inglese, vedi Escobar in primis. È difficile lanciare un film sul mercato internazionale utilizzando altre lingue che non sia l’inglese. Purtroppo questa è la legge del mercato per poter aspirare di raggiungere un vasto pubblico. In più, un altro aspetto che doveva aiutarci assolutamente a cogliere lo spirito della storia, è stato quello di girare nei luoghi reali in cui sono avvenuti i fatti”.Non poteva mancare la domanda sulla trasfigurazione e trasformazione fisica di Bardem: “Il fisico del personaggio racconta molto. L’ippopotamo era l’animale preferito di Pablo Escobar, tranquillo, flemmatico, carino, ma è tra i più temibili animali della savana. Tra l’altro c’è anche una scena in cui Pablo sembra davvero un ippopotamo, quando è immerso con tutto il corpo in piscina e fuori, a pelo d’acqua, si vedono soltanto gli occhi”. Penelope Cruz, su quegli occhi ha concluso: “Devo dire che durante le riprese, più volte ho avuto paura di Pablo Escobar, dei suoi sguardi, le sue reazioni e ad un certo punto ho cominciato a contare i giorni che mancavano per concludere il lavoro”.

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