Venezia 81 – L’orto americano: incontro con Pupi Avati e il cast

Il regista, alla sua decima presenza al Festival, ha incontrato i giornalisti per raccontare il suo ultimo film, presentato fuori concorso

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L’orto americano è stato presentato fuori concorso in chiusura del Festival. Presenti in sala conferenze Pupi Avati e il cast del film, tra cui il protagonista Filippo Scotti. Per il regista è la decima volta alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il regista inizia l’incontro raccontando come ha lavorato a questo film unendo l’autobiografia al gotico: “Questo film appartiene alla maturità, al fine vita, come devo chiamare quando uno ha 87 anni e fa ancora cinema? La vecchiaia porta alla necessità di lasciare più tracce di te stesso, cadono i freni inibitori. La vecchiaia è una seconda infanzia. Rivedi delle cose di te stesso, il mio rapporto coi morti, i miei genitori, i boy scout, persino i miei colleghi quando lavoravo alla Findus, insomma tutte le persone a cui ho voluto bene. Io ormai dormo solo, loro vengono, io trovo refrigerio e queste presenze mi fanno dormire. Ho deciso di dare questo disturbo al mio personaggio che per questo viene messo in manicomio”.

E riguardo al contesto storico aggiunge: “Il primo dopoguerra non legittima il genere gotico, era molto difficile mettere assieme il dopoguerra italiano, le macerie dei bombardamenti americani, la vendita dei cadaveri e i soldati con un film gotico e collocato in un genere preciso. Il bianco e nero ci ha dato una grossa mano, è stato mio fratello ad avere l’idea, perché è terribilmente suggestivo, ti porta altrove. In quegli anni odiavamo la realtà che ci circondava, la povertà, la fame e la paura, sullo schermo c’era l’altrove e quello era il cinema, l’altrove, succedevano le cose che non succedono nella vita. Il bianco e nero legittima la vera somiglianza che il cinema dovrebbe proporre.”

Filippo Scotti, il protagonista del film, ha raccontato poi com’è stato lavorare con Pupi Avati: “Non mi aspettavo di fare questo film, ho fatto un salto in questo treno in corsa. E sono felicissimo di averlo fatto e stato come entrare in un mondo a parte e bellissimo. Le cose che mi hanno emozionato sono state l’attenzione, l’affetto, l’amore che Pupi mette nel suo lavoro. Si respirava un mestiere e un senso di comunità. Il set è stato un luogo in cui ci siamo messi in posizione di crescere, quindi il giudizio si è annullato, sono cresciuto e mi sono proiettato in una condizione altra. È necessario non annoiarsi mai, tenere vivo l’entusiasmo, assaporare questa energia e vivere tante vite”. Successivamente anche Chiara Caselli, al terzo lavoro col regista, ha parlato della sua esperienza sul set: ”È sempre una grande festa ed è un po’ come ritornare in famiglia lavorare con lui e Antonio. Pupi mette l’asticella sempre molto in alto, questo è molto stimolante, richiede una lunga preparazione, per poi lasciarsi andare. Inoltre, mi ha dato l’opportunità di interpretare tre personaggi diversi, lui si aspetta tanto da me e io cerco di soddisfarlo”.

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