Venezia 81 – Il tempo che ci vuole. Incontro con Francesca Comencini e il cast
La conferenza stampa del film Il tempo che ci vuole, dove Francesca Comencini racconta il rapporto con il padre Luigi, l’emozionante produzione dell’opera e come il film si basi sui propri ricordi
Si è tenuta oggi all’ottantunesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la conferenza stampa del nuovo film di Francesca Comencini: Il tempo che ci vuole, al festival nella sezione Fuori Concorso.
Oltre alla regista Comencini erano presenti sul palco anche i produttori Paolo Del Brocco e Simone Gattoni, e gli attori Romana Maggiora Vergano e Fabrizio Gifuni che interpretano rispettivamente Luigi e Francesca Comencini.
Ambientato durante gli anni di piombo, Il tempo che ci vuole racconta del legame padre-figlia che ha unito Francesca Comencini a suo padre Luigi. Un film basato sulla memoria e sui ricordi, un atto d’amore della regista e un’ulteriore occasione per lei per commemorare il padre, morto nel 2007.
Il tempo che ci vuole, come afferma Comencini all’inizio dell’intervista, è comparso al momento giusto: “C’è voluto del tempo. Probabilmente era un film che avevo dentro di me da sempre, un film che volevo fare da sempre. Però, diciamo, che da una parte ci voleva del tempo per sentirmi abbastanza matura dal punto di vista del cinema e della regia, per sentirmi in grado e all’altezza di farlo. E poi, anche, da un punto di vista personale, per elaborare in maniera libera e serena tante cose. E’ vero, ci vuole del tempo anche per dire grazie”.
Per la regista il film è molto importante perché, come lei stessa dichiara, “l’arte, detto con umiltà, una delle cose che ti consente di fare, è di attraversare e annullare il confine tra chi è vivo e chi non c’è più”.
Ma se per Francesca Comencini Il tempo che ci vuole è uno specchio da attraversare per ritrovare suo padre, anche i due produttori presenti hanno entrambi rivelato quanto il solo trattamento del film li avesse colpiti: “Io ricordo perfettamente – afferma Simone Gattoni – che quando Francesca ci ha portato il trattamento, io, Francesca Calvelli e Marco Bellocchio lo abbiamo letto e dopo due giorni eravamo tutti colpiti dall’emozione che già il trattamento dava. Era proprio lampante questa cosa.” E come continua Paolo Del Brocco, è un film “sulla vita, sulla vita di tanti di noi e tanti ci si possono riconoscere”.
Il tempo che ci vuole quindi racconta il rapporto tra Luigi e Francesca Comencini, ed è un film molto importante per la regista: la scelta degli attori giusti era fondamentale.
Per il ruolo del padre, come tutti hanno rivelato essere scritto in sceneggiatura, la regista aveva subito pensato a Fabrizio Gifuni, attore che lei ammira: al suo sì, il progetto aveva finalmente una forma.
Per l’attore, la preparazione al ruolo si è svolta soprattutto una ricerca atta a scoprire e capire una figura tanto importante per il cinema italiano quanto privata e schiva. Infatti, figura pubblica e privata per Gifuni dovevano coesistere: “E quindi, se da un lato mi sembrava insensato come diceva Francesca andare in una direzione non dico mimetica ma fortemente evocativa, mi sarebbe sembrato altrettanto insensato non tenere conto del corpo e della voce di Luigi”. Un grande aiuto per calarsi nella parte è stato il documentario Bambini in Città (1946), del regista, in cui Comencini compariva; una delle rare volte in cui viene ripresa in vita dalla cinepresa.
Per il ruolo della figlia, sé stessa adolescente, Francesca Comencini ha scelto l’attrice tramite i casting, che sono stati diretti da Laura Muccino e Sara Casani. Alla fine la scelta è ricaduta su Romana Maggiora Vergano; pur non conoscendola prima del casting, una volta incontrata ha capito di essere stata molto fortunata a trovarla.
Vergano, in conferenza, racconta dell’iniziale paura di interpretare colei che la dirigeva, anche perché era una sua grande fan. Tuttavia, subito dopo essersi conosciute, quella paura iniziale va via: “E poi la cosa che ricordo veramente con piacere, e credo che la cosa, che abbia contribuito a darmi luce al provino e a far sì che Francesca mi scegliesse, è stato il modo con cui abbiamo lavorato lì, quando ci siamo conosciute. Io mi aspettavo di dover convincere una regista che io fossi la persona giusta per interpretare lei, e invece ho trovato una regista curiosa che… una persona che cercava di tirare fuori di me cose che potessero risuonare in lei; non cercava se stessa dentro di me”.
Francesca Comencini, quindi, ha più volte presentato Il tempo che ci vuole come un film sul padre e sul suo rapporto con lei, frutto delle proprie memorie. Inoltre, ha rivelato di aver collaborato con tutte le sue sorelle – tra cui Paola per le scenografie.
Ha chiuso la conferenza rivelando di aver dato particolare peso al sound design e alla scelta delle musiche, per ricreare l’immaginario fiabesco che aveva in mente.
Dal 26 Settembre 2024 nelle sale italiane.