#Venezia72 – Il giornalismo d’inchiesta e la Chiesa per McCarthy, Ruffalo e Tucci

Il regista e i due attori hanno parlato di Spotlight, soffermandosi sulla decadenza del giornalismo d’inchiesta e la speranza di un nuovo corso nella Chiesa. Ottima l’accoglienza della stampa

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“Pur essendo una città che ha un’architettura bellissima, a Boston si sentiva la presenza della Chiesa perché ce ne sta una ad ogni angolo. Ora molte di queste hanno chiuso per risarcire le vittime. e anche perché molti fedeli non ci vanno più”. Parte in quarta Thomas McCarthy che oggi al Lido ha presentato, fuori concorso, Spotlight, assieme a due dei protagonisti, Mark Ruffalo e Stanley Tucci. Il film porta sullo schermo la storia vera del Boston Globe che ha sconvolto la città dopo che un team di reporter del giornale, chiamato appunto ‘spotlight’, ha iniziato a scavare sugli abusi compiuti dalla Chiesa cattolica. L’indagine ha fatto vincere al quotidiano il Premio Pulitzer.

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Il regista, che aveva diretto precedentemente tra gli altri anche il bel L’ospite inatteso con Richard Jenkins e che ha scritto il film insieme a Josh Singer, punta subito dritto al modello che l’ha ispirato: “Più che Tutti gli uomini del Presidente, che è un modello che s’impone troppo, mi ispiro al cinema di Sidney Lumet per la sua efficienza e insieme per la sua onestà”.

spotlightI due protagonisti si sono poi soffermati su come si deve comportare un attore quando ha a che fare con storie reali e personaggi realmente esistiti. Per Stanley Tucci “quando si porta sullo schermo una persona reale, abbiamo l’obbligo di attenerci alla realtà. A me poi hanno suggerito di non incontrare la persona che interpreto perché ha un carattere complesso”. Anche Mark Ruffalo ha adottato una strategia simile: “Non ho conosciuto il mio personaggio troppo intimamente ma sapevo dell responsabilità che avevo per onorarlo”.

La Chiesa, ovviamente occupa ua posizione di primo piano. A Stanley Tucci piace il nuovo corso: “Credo che Papa Bergoglio sia straordinario e se c’è qualcuno che può fermare questo fenomeno degli abusi è proprio lui”. Più pessimista, anzi ci va giù duro invece McCarthy: “Dopo aver fatto questo film invece io non sono così ottimista sulla possibilità di un cambio di rotta della Chiesa. Le parole sono una cosa, le azioni sono un’altra cosa”. Non si aspetta nessuna reazione, neanche di scandalo da parte delle istituzioni ecclesiastiche: “Se avessi torto – sottolinea il regista – sarei la prima persona ad esserne felice ed è per questo che spero che questo film venga visto dal Papa e i cardinali”. Poi aggiunge: “Molte delle vittime, durante le nostre ricerche, hanno parlato di doppio tradimento: l’abuso fisico e quello spirituale. Poi gran parte di loro si sono portati dietro le conseguenze e le cose non gli sono andate bene”.

michael keaton e mark ruffalo in spotlightUn’altra colonna portante di Spotlight è il tema del giornalismo. “Oggi le cose però sono diverse da prima – sottolinea McCarthy – perché l’industria del giornalismo è stata decimata sia nel nostro paese sia in altri. Questo film sottolinea l’importanza che può avere il giornalismo d’inchiesta, sia a livello locale sia nazionale. E il caso del Boston Globe è emblematico. Dimostra che è fondamentale la sopravvivenza di una stampa libera”. Per Mark Ruffalo comunque c’è la possibilità di una veridicità dell’informazione soprattutto nella stampa on line, pur con il flusso di notizie 24 ore su 24: “Le notizie e i media – afferma l’attore – hanno perso parte della loro credibiità dopo la guerra in Iraq. Le informazioni on-line però ora arrivano molto meglio al lettore rispetto a quelle di una stampa centralizzata. Tutti vogliamo un giornalismo più investigativo e oggi i reporter sono più liberi di seguire una storia rispetto al passato. E oggi i giornalisti del web sono finanziati dai lettori e non dagli editori”. McCarthy però puntualizza: “Stiamo però perdendo i reporter d’inchiesta a livello locale. Un giornalista una volta mi ha detto che questo è un buon momento per i corrotti perché non c’è più nessuno che gli tiene gli occhi addosso”.

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