#Venezia72 – Incontro con Dito Montiel per Man Down: “L’importante è mantenersi onesti”.

Il regista Dito Montiel è rilassato e di buon umore mentre scherza con i giornalisti presenti all’Hotel Excelsior per l’incontro con la stampa di questa mattina, in occasione dell’anteprima del suo ultimo lavoro Man Down, presentato nella sezione Orizzonti.

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A proposito dello scenario post-apocalittico mostrato nel film, Montiel precisa da subito come la location abbia avuto un ruolo essenziale: “è stato girato a New Orleans, e purtroppo dopo il passaggio dell’uragano Katrina la città è il luogo perfetto per quello che volevo mostrare, rivedendolo a tratti mi ricorda Il Pianeta delle scimmie” afferma il regista, che prosegue sottolineando come la sua sia “una piccola storia, un racconto molto personale. È il racconto intimo di un padre, del suo rapporto con sua moglie e con suo figlio. Il fatto di avere pochi soldi e poco tempo mi ha aiutato a rendere il film semplice e soprattutto onesto, che era la cosa più importante per me, non ho mai avuto la pretesa di fare un kolossal. Ci siamo dovuti adattare all’ambiente dove giravamo, anche il lavoro di post produzione è stato minimo, ma d’altronde ho precedenti illustri in questo senso, Toro Scatenato è stato girato principalmente in interni”.

 

Alle molte domande sul suo rapporto con Shia LaBeouf, con cui ha lavorato anche per l’autobiografico film di esordio Guida per riconoscere i tuoi santi, Montiel risponde mantenendo un tono ironico, dichiarando che Shia “è un pazzo, e lo amo per questo. Porta sempre qualcosa di inaspettato in ognuno dei film che interpreta, un tocco di follia. Ma allo stesso tempo prende il suo lavoro molto sul serio, prima dell’inizio delle riprese era ossessionato dal fare ricerche sui reduci di guerra. È molto bello per me quando un attore ci tiene così tanto”. A proposito di Gary Oldman, altro protagonista del film, Montiel descrive in toni entusiastici la grande esperienza dell’attore, in grado di concludere la sua parte in un giorno di riprese. “È un attore speciale, anche lui, come Shia, è estremamente professionale. È stato bellissimo filmarli e vederli recitare insieme. Due grandi attori che dialogavano in una stanza”. Il tono scherzoso è mantenuto anche di fronte a domande incalzanti su possibili progetti televisivi, che il regista svia con leggerezza: “non so mai dove la vita mi porta, quindi non so dare una risposta a questa domanda, ma una cosa è certa, vedo molta televisione, ed in particolare sono appassionato per il Grande Fratello, quindi sì, direi che mi piacerebbe dirigerlo o quantomeno farne parte”.

 

Tornando a Man Down, il regista specifica lo sforzo per mantenere l’autenticità del racconto, e descrive un elemento che gli è particolarmente caro: “volevo sottolineare come anche in momenti estremi e duri, come quello vissuto dal personaggio di Gabriel (ex marine vittima di stress post traumatico), possa esserci qualcosa o qualcuno che ci riporta la lucidità, che placa i nostri istinti peggiori”.

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