#Venezia72 – Wednesday, May 9, di Vahid Jalilvand

Vahid Jalilvand con il suo Wednesday, may 9 mette in scena una bella struttura narrativa per interrogarsi sul molteplice atteggiarsi del reale. Nella szione Orizzonti.

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Da quando il cinema iraniano ha smesso di costituire il fiore all’occhiello, con la sua carica di esotismo di ogni rassegna o manifestazione, in altre parole, da quando il cinema iraniano non è più di moda, è finalmente possibile parlarne con franchezza e senza la necessità di riaffermarne, ad ogni costo, l’originalità e la ricchezza dei temi.
Quando Vahid Jalilvand non era ancora nato Kiarostami faceva il suo esordio da autore e pertanto sicuramente il lavoro del quarantenne autore di Wednesday, May 9 ha pienamente assorbito la lezione dei suoi predecessori e ne è testimonianza la caratteristica di alcuni temi e il loro trattamento nella messa in scena.
Ciò non vuol dire che Wednesday, May 9 non abbia una sua originalità soprattutto guardando alla estrema cura con cui delinea le figure femminili, protagoniste della vicenda in cui sembra essenziale l’elemento temporale che è posto in evidenza fin dal titolo.
Leila e Setareh, due giovani donne che stanno vivendo per

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ragioni diverse un periodo difficile della loro vita, provano ad ottenere i 30milioni che Jalal, con una insolita inserzione sui giornali, ha deciso di offrire ad una persona bisognosa. Tra tutti coloro che hanno fatto richiesta Jalal ne sceglierà una a caso, ma restano i dubbi sulla giustezza di questa sua iniziativa di beneficienza.
Due storie che corrono parallele, da una parte Leila con il marito che ha bisogno di un’operazione chirurgica per tornare ad una normalità desiderata e dall’altra Setareh ostacolata dalla famiglia della zia che l’ha adottata, dopo avere perduto i suoi, a sposare Morteza che ama e che è invece è ritenuto inadatto a lei. Il mondo e la condizione femminile trovano ampio spazio nello sviluppo narrativo di un cinema che essenzialmente si avvale della fluidità del racconto e sulla progressione di una trama che è lineare e consequenziale e solo lievemente alterata dagli scarti temporali di una messa in scena che occasionalmente sembra tornare indietro per guardare i fatti da un’altra prospettiva. Il regista utilizza questo espediente non tanto in ragione dell’elemento temporale, quanto per arricchire la vicenda di ulteriori particolari rimasti oscuri e sconosciuti allo spettatore.
Ma sicuramente il dato di maggiore pregio del film è lo spessore che riesce a conferisce ai suoi personaggi, ma più ancora l’averli inchiodati ad una realtà stringente nella quale, da sempre il cinema iraniano si muove a proprio agio. Una realtà che è imprescindibile e fondata su elementi anche banali, ma che proprio per questo ne esaltano l’evidenza. Un esempio può essere costituito dalla bella sequenza finale della consegna dell’assegno da parte di Jalal. L’attesa dell’altro personaggio che potrebbe ottenere la metà della somma è una soluzione narrativa che acquisisce il valore di un piccolo thriller e frutto di una osservazione della realtà che è propria di quella cultura; oppure nell’altra sequenza in cui Jalal spiega alla moglie contraria alla sua decisione di regalare denaro, le ragioni di questa sua scelta e nella concitazione si ferisce ad una mano e guarda la ferita con sufficienza essendo più importante il momento e l’emozione del confronto con la moglie, piuttosto che la cura del taglio procuratosi. È questo il momento in cui il suo dolore personale è finalmente esposto e pienamente

Wednesday, may 9

Wednesday, may 9

manifestato. Evidenze di un reale in agguato che impone le sue leggi non scritte e conduce lentamente i personaggi alla soluzione della vicenda.
Non è affatto secondaria nello sviluppo dei fatti la figura di Jalal, questo angelo benefico che vuole aiutare una persona. La sua decisione nasce dal ricordo di quando aveva bisogno di una piccola somma per salvare il figlio che poi sarebbe morto, e nessuno si fece avanti per aiutarlo.
Ci accorgiamo che il personaggio di Jalal è il vero motore della storia e la sua vicenda umana non è il pretesto, ma il cuore e la centralità del racconto. La sua malinconica e giovanile storia d’amore con Leila che ha rincontrato in questa occasione e dalla quale è fuggito senza dare spiegazioni costituisce un’altra colpa che sembra dovere espiare.
Il film ci incalza con la narrazione di queste due vicende che appartengono alla cronaca quotidiana, ma il suo vero interrogativo è per quale ragione Jalal decide di offrire quella somma. È questa la vera suspence alla quale Jalilvand ci sottopone e da spettatori ci rendiamo conto che ha messo in scena una bella struttura per giungere alla sua conclusione, per interrogarsi sul molteplice atteggiarsi del reale. La progressione essenzialmente narrativa ci intrappola in questo vero mondo parallelo al quale, dopo un po’, ci sembra di appartenere, gioca con la nostra curiosità che è ancora alla ricerca delle ragioni di questo mercoledì 9 maggio che forse è solo un giorno come un altro.

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