Benoît Jacquot, dopo il passaggio in concorso nel 2014 con Tre cuori, torna al Festival di Venezia nel Fuori Concorso, con À jamais, adattamento del romanzo di Don De Lillo Body Art. Ad accompagnare il regista è intervenuta anche l’attrice e sceneggiatrice Julia Roy. Il regista parla subito del suo primo approccio con il libro di De Lillo: “Non conoscevo bene Body Art. Ho cominciato a leggerlo dopo che Paolo Branco, il produttore, mi ha proposto il film. Mi sembrava una sfida interessante. Dopo averlo letto, ho cominciato a pensare il modo migliore per adattarlo alla mia sensibilità e visione. Quando ho visto di il volto di Julia ho capito che intorno ad esso il film sarebbe potuto nascere“.
Jacquot ci tiene inoltre a parlare del suo rapporto con il genere, dato che molti, dopo aver visto il film, hanno parlato di ghost movie: “Non ho pensato consapevolmente al cinema di genere. Io credo che il Cinema, sin dai tempi dei fratelli Lumiere, abbia a che fare con i fantasmi. Un film come questo, dunque, ti avvicina all’essenza del Cinema, alla sua capacità innata di rendere i fantasmi reali”. Il titolo Body Art, inoltre, spinge Jacquot a riflettere sul rapporto tra film e arte, dando una sua versione molto particolare di questo rapporto: “Il limite tra arte e Cinema, per me, è molto ambiguo. Io detesto guardare quei film che si atteggiano ad opere d’arte. Io non mi sento affatto un artista, io sono un regista”.

Ovviamente molto interesse è sulla scelta dei due protagonisti del film, Julia Roy e Mathieu Amalric, non presente a Venezia: “Non ho mai girato un film senza sapere già quali fossero gli attori protagonisti. Ho sempre bisogno di avere davanti i loro volti per poter organizzare il mio lavoro. Il volto di Julie è stata prima un’intuizione, poi si è confermato come centrale per l’opera. Ho voluto che curasse lei la sceneggiatura perchè ritenevo fondamentale avere la sua visione della storia. Mathieu Amalric, invece, lo conosco da anni. Lui ha questa attitudine a lanciarsi in avventure particolari. Questo personaggio scisso, la possibilità di lavorare in un film del genere, con un’attrice che ancora non conosceva, lo hanno spinto subito ad accettare“.

Anche la casa della protagonista è una dei personaggi fondamentali del film. Il lavoro di ricerca per trovare una adatta alla pellicola è stato molto laborioso: “Uno dei parametri per la realizzazione del film era di girare in Portogallo. Era necessario cercare una casa che fosse perfetta per la storia. Abbiamo girato su tutta la costa e abbiamo trovato questa villa sul mare abbandonata. All’inizio l’abbiamo scartata ma poi, dopo averla rimessa a posto e adattata alle nostre esigenze, è diventata il perfetto prolungamento mentale del personaggio di Julia”. Infine anche la silente Julia Roy ha raccontato brevemente la sua doppia esperienza di attrice e scrittrice: “Cucirmi il ruolo addosso è stata una prova molto interessante. Aver anche scritto il film mi ha permesso di conoscere le battute a memoria e questo mi ha facilitato molto il lavoro sul set. Le vere difficoltà sono nate, invece, riguardo ad alcune scene molto impegnative da girare, come un lungo pianosequenza”.