#Venezia73 – James Joyce per Chiara Caselli: Molly Bloom

Rilettura originale e ipnotica dell’Ulisse di Joyce nel lavoro diretto dall’attrice bolognese. Con Colombi di Luca Feerri, il corto più originale visto alla Mostra. In Orizzonti

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C’è l’Ulisse di James Joyce dentro il cortometraggio diretto da Chiara Caselli. L’attrice bolognese, che nel corso della sua carriera ha lavorato con Antonioni, Maselli, i Taviani, Giordana, Argento e la Cavani ma ha anche con Van Sant e Mia Hansen-Løve, si è ispirata al personaggio del romanzo che è la moglie del protagonista Leopold. Non si tratta del suo primo lavoro dietro la macchina da presa; nel 2000 aveva infatti diretto il corto Per sempre che è stato presentato proprio qui a Venezia.

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Lo sguardo della Caselli entra nel mondo della protagonista. Si trova a letto. È notte fonda. Non dorme. La sua voce e la sua mente conduono in un viaggio dentro la sua vita. Tra personaggi veri e immaginari. Girato in inglese e prodotto da Jacopo Quadri, Molly Bloon è una sorta di valzer onirico. Un flusso di coscienza, tra le musiche di Strauss, Beethoven e Giuseppe Verdi. Dove i dettagli sembrano il risultato di una percezione soggettiva, che possono dare l’i,pressione di ingrandirsi, sovrapporsi, andare fuori fuoco. Con la Caselli che guarda in macchina. Molly filtrata attraverso un ‘io’ soggettivo.

Molly Bloom è, con Colombi di Luca Ferri, il corto più originale visto alla Mostra quest’anno. Depistante per come rifiuta le convenzioni narrative classiche per privilegiare invece la componente visiva. E restituisce appieno le immagini soggettive generate dalla letture soggettive della scrittura di Joyce. Sempre sul continuo ondeggiamento parola/sguardo. E non sembra un corto italiano ma inglese. Forse ispirato anche al cinema di Greenaway.

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