#Venezia73 – Paradise, la tortura dell’anima raccontata da Andrei Konchalovsky

Il regista russo e gli interpreti hanno presentato in conferenza stampa il film presentato in concorso al Festival di Venezia

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E’ stato presentato oggi in concorso alla 73esima edizione del Festival di Venezia Paradise, film di Andrei Konchalovsky con Julia Vysotskaya e Christian Clauss. Gli attori ed il regista si sono presentati davanti ai giornalisti in conferenza stampa per parlare di questo spaccato sulle vite di tre individui durante la seconda guerra mondiale. Un racconto per immagini girato in maniera del tutto originale come ha spiegato il regista: “Io non saprei spiegare come sono arrivato a scegliere questo tipo di immagini. Ora tutti si concentrano sulla qualità delle immagini, sul 3D, l’alta definizione ma l’importante secondo me è saper guardare attentamente qualcosa, così da capirne la sostanza e riportarla per immagini.”.

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Sicuramente però il tema dell’olocausto è stato già portato al cinema parecchie volte e distanziarsi da quell’immaginario cinematografico comune è stato difficile: “E’ stato un tema talmente banalizzato che oggi se un giovane vede 200 persone con un pigiama a righe ha la stessa sensazione di quando vede rappresentato il Nabucco, soprattutto se si gira a colori. Io volevo distaccarmi e parlare soprattutto della cattiveria della natura che è eterna e si rigenera ogni giorno. Il problema è chi fa del male continua a pensare di agire nel giusto. Oggi qui mi vengono in mente Savonarola, Giovanna d’Arco, la seconda guerra mondiale, i bombardamenti in Iran, Serbia, Libia. Tutto questo non ha fine perché chi lo fa pensa di essere nel giusto.”. Sono soprattutto i campi di concentramento ad essere al centro della narrazione del periodo nazista raccontato da Konchalovsky che sa bene essere un tema molto spigoloso: “Tutti mettono in scena Cechov ma uno su mille riesce a farlo bene. Stessa cosa per questi argomenti che sono stati rappresentati usando tanta violenza. Ma non era la violenza fisica che mi interessava ma quella dell’anima. Come aveva fatto Dante nella sua raffigurazione dell’inferno in cui era l’anima ad essere torturata.”.

Il film si basa su storie di fiction scritte dal regista anche se ci sono riferimenti a vicende storiche di cui sia Konchalovsky che gli attori hanno letto. “Ho letto la storia delle vite delle russe emigrate in Francia per sfuggire dai bolscevichi. Passavano il tempo a salvare i bambini ebrei e sono poi entrate nella resistenza. In patria sono eroine nazionali” ha detto il regista. Anche la protagonista si è dovuta documentare su questi accadimenti anche se, come spiega, la costruzione del suo personaggio è stata totalmente affidata al suo regista. Come anche quella dell’ufficiale delle SS interpretato da Clauss che dice: “Mi sono messo nelle mani di Andrei dal primo minuto. Mi ha dato la sensazione di essere in un territorio sicuro senza imbarazzo. Sarà stata la sua esperienza personale e professionale a farmi provare questa sensazione.”.

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