#Venezia73 – Prevenge, di Alice Lowe

Apre fuori concorso la Settimana della Critica. Il film dallo spiccato humor nero è una commedia divertente, ma anche prevedibile.

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In questa piccola saga della maternità proposta dalle prime battute della Mostra tra parti difficili e aborti spontanei in mezzo all’oceano che da parte sua regala il piacere di una figlia inattesa e premonizioni aliene, il film dell’inglese Alice Lowe Prevenge, che apre fuori concorso la Settimana della Critica, aggiunge un tassello a questo quadro complessivo della maternità alternativa.
Prevenge rientra a pieno titolo in quella parte di cultura inglese che coltiva, con una certaPrevenge, Alice Lowe solitudine, in verità, quel particolare genere di humor che si definisce nero poiché gioca sporco con la morte e con il senso di finitezza umana. Geniali cultori del genere erano gli indimenticati Monty Python. Alice Lowe si inserisce con abilità in questa corrente e il suo film diventa immediatamente, proprio per la sua natura di oggetto estraneo, per di più realizzato da una donna, il che non è frequente (anzi in verità si tratta di una quasi rarità), un piccolo oggetto di culto che potrebbe anche avere un certo successo tra il pubblico qualora fosse acquistato in Italia.
Ruth è una giovane donna incinta del suo primo figlio – che in realtà è una figlia – vuole vendicare la morte del marito morto durante una scalata. Poiché attribuisce l’incidente in cui il marito ha perso la vita agli altri in cordata, li cerca ad uno ad uno e li fa fuori senza pietà e sempre giocando sulle situazioni dalle quali trae un gustoso e amaro humor.
I tratti sono quelli della commedia giocata sul rapporto tra la futura madre e la futura figlia che dalla sua occulta dimora lancia suggerimenti e impone il suo volere affinché la madre completi l’opera iniziata. La regista ha lavorato molto come attrice per la televisione e questo è il suo esordio nel lungometraggio.
Prevenge è anche una rivisitazione dello slasher movie in chiave femminile in cui si affaccia, forse per una delle prime volte, una serial killer con tutte le carte in regola, senza

Prevengealcuna mediazione di genere. Alice Lowe, come si diceva, mette in gioco se stessa e il suo pancione e alla fine comparirà anche la neonata. I dialoghi giocati sul filo di una sottile arguzia, risultano piacevoli e divertenti e la simpatia spontanea della stessa regista nel dare il volto alla protagonista, contribuiscono a rendere ulteriormente apprezzabile il film, proprio per questa sua originalità imprevedibile. Il film soffre però di una certa prevedibilità, visto l’impianto che assume la storia nella ricerca delle persone da fare fuori. Per chi ha nella memoria La sposa in nero di François Truffaut, Prevenge diventa un buon film per una serata e non molto di più. Lei giura di non averlo visto prima di girare, ma la similitudine della storia farebbe propendere per il contrario. Ma le similitudini si fermano alla storia e non chiediamo di più alla simpatia di Alice Lowe.

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