#Venezia73 – Robinù. Incontro con Michele Santoro

Incontro con il giornalista Michele Santoro, regista e sceneggiatore di Robinù, presentato a Venezia nella sezione Cinema nel Giardino, in uscita in sala a metà ottobre, distribuito da Videa.

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Per la prima volta al festival veneziano,il giornalista Michele Santoro presenta il suo documentario Robinù, sezione Cinema nel Giardino, un affresco chiarissimo sulla malavita napoletana con un particolare focus sui nuovi fermenti all’interno della camorra: baby gang e chiaramente baby boss.

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“Il cinema è la mia passione segreta. Spesso sono stati i grandi del cinema da me amati ad apprezzare il nostro lavoro in tv”.Tanti sono i progetti cinematografici che vedono negl’anni la regia, la scrittura o il semplice apporto di Santoro: La mafia bianca, grande successo in homevideo e Scampia, che, prima di Gomorra, gettava una luce ipnotizzante sul rione napoletano e la vita dei suoi abitanti. “Gomorrra (la serie) ha senza dubbio radici nella realtà, basti pensare alla spietatezza dei caratteri, ma il problema della drammaturgia seriale è la tipizzazione univoca: i personaggi sono incazzati anche quando bevono il caffè”. Era previsto anche un documento audio-video sul boss Salvatore Giuliano, rifiutato da Santoro, nonostante il budget da due miliardi a  seguito dell’editto bulgaro di Silvio Berlusconi.

 

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Il film uscirà in sala a metà ottobre, distribuito da Videa, per poi passare ai canali Sky. Santoro ha trovato un compagno importante per la realizzazione di Robinù, Sandro Parenzo, produttore ed editore perlopiù televisivo, che ha deciso di acettarne i contenuti “difficili”.

“Vorrei che il pubblico concedesse al mio film la possibilità di vivere in sala. Sia il Presidente del Consiglio che Mattarella dovrebbero guardarlo, sebbene aprire quella porta richieda una forza maggiore rispetto ai fatti del terremoto, per quanto terribili”. Nonostante le conosciute tribolazioni con la tv di stato, il giornalista/ regista vorrebbe che la Rai desse una chance a Robnù per il suo contenuto. E’ d’accordo sul dover mostrare anzitutto documentari che esaltino la bellezza italiana, senza bisogno che gli statunitensi vengano a filmare il sublime di Pompei, ma anche un lavoro che tratta della malavita, in maniera così attuale meriterebbe, uno spazio.

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