#Venezia74 – Ammore e malavita, dei Manetti Bros.

I Manetti ci cantano la loro passione per il genere, astuto e raffinato mezzo per raccontare la realtà, anche quella più complessa della malavita napoletana. In Concorso

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Ritorna quest’anno il musical a Venezia. Mentre nel 2016 La La Land aveva aperto le danze, quest’anno ormai quasi in chiusura, i Manetti Bros. arrivano a colorare il Concorso del Lido con Ammore e malavita.

Questa volta i protagonisti non sono Sebastian e Mia ma la bella infermiera Fatima (Serena Rossi) e il sicario Ciro (Giampaolo Morelli), uomo di fiducia insieme a Rosario (Raiz) di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), un malavitoso che ha voglia di ritirarsi in riposo ai Caraibi. L’astuta moglie donna Maria gli propone allora un piano perfetto. La trama è molto semplice: qualcosa va storto, Fatima vede qualcosa che non deve vedere e a Ciro viene affidato il compito di sbarazzarsi di lei. Ma Ciro non può, riconoscendo nella ragazza una sua antica fiamma che non si è mai spenta.

Siamo di fronte alla classica sceneggiato napoletana, con tradimenti e malavita. E ovviamente con le canzoni, aggiunte negli anni 20 del Novecento ai classici spettacoli teatrali per aggirare le tasse del Governo italiano, creando appunto la sceneggiata, spettacolo ibrido impossibile da classificare. Questa volta non abbiamo più a che fare con il grande immaginario americano dei musical degli anni 50 di La la land, ma con una raffinata operazione di miscuglio diretta magistralmente dai Manetti Bros. Un vero e proprio “pasticcio” di rimandi e stratificazioni, elementi di cinema e di fiction, tendenze popolari della tradizione da cui esplodono i più svariati elementi del musical moderno. E tutto è calibrato, niente è fuori posto, ogni personaggio è delizioso e rassicurante nel suo essere stereotipo. Più ci si pensa, più sembra di avere a che fare con un cocktail esilarante, mischiato con abilità, in cui si riconoscono i singoli ingredienti ma si gode appieno dell’insieme. Viene da pensare anche a elementi del pulp, non tanto per del sangue che scorre ma per il forte grado di ironia nel raccontare il crimine, la violenza.

Ma forse ci stiamo allontanando. Forse il punto è semplicemente il folle amore che i due registi, fin dall’inizio della loro carriera, provano per il genere. A farsi esplicita portatrice di questo amore nel film è proprio donna Maria, amante sfegatata dei film di genere, da quelli romantici a quelli di azione, come gli 007. E lungi da essere un dettaglio di poco conto è proprio questa dedizione profonda dei registi, questa sorta di lettera d’amore scritta e cantata, a inebriare il pubblico durante la visione. I Manetti ci cantano la loro passione per il genere, astuto e raffinato mezzo per raccontare la realtà , anche quella più complessa della malavita napoletana. Abbiamo a che fare con la commedia, con la storia romantica, con un film d’azione e ovviamente, con il musical in cui emozioni e sentimenti vengono cantati con trasporto.

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malavita

Ancor prima che il Jeeg Robot del quasi omonimo Mainetti portasse all’attenzione di tutti la forza comunicativa del cinema di genere, i due fratelli romani condivano ogni loro film di dettagli di ogni “genere” sfornando film horror, film di fantascienza e chi più ne ha più ne metta.
E mentre pensiamo alla parola dettagli ci accorgiamo subito Ammore e malavita è un film in cui ogni particolare ci coccola, dai modellini delle macchine famose dei film di donna Maria ai volti caratteristici dei personaggi di contorno che spiegano le Vele di Scampia cantandole ai turisti. I personaggi principali d’altra parte reggono perfettamente in piedi questo grande e moderno sceneggiato napoletano. Giampaolo Morelli, il sicario apparentemente freddo ma dal cuore tenero, un pò come il suo Ispettore Coliandro (creazione dei Mainetti stessi) che in ogni puntata s’innamora di una donzella. Qui per Fatima è disposto a tradire il suo compare Rosario interpretato da Raiz, leader degli Almamegretta, e ad ad ogni sua canzone ci riporta alla mente Annibale Annibale grande generale nero. Ammore e malavita riesce nell’obiettivo dei film di genere ovvero quello di costruire un immaginario. Inoltre canzoni e balletti ci deliziano e insieme ai Manetti partecipiamo a questa serenata per il cinema.

 

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