#Venezia74 – Hannah: Charlotte Rampling secondo Andrea Pallaoro

Il secondo film del regista italiano, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, si annuncia come un omaggio in primo piano all’attrice-icona inglese

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Più da un’attesa o un’aspettativa, Hannah vuol dire la promessa di due ore di Charlotte Rampling in primo piano. Per adesso, niente trailer né locandina; soltanto il viso dell’attrice-icona inglese a dare un’occhiata alle poche fotografie in giro, con lo sguardo perso e l’aria malinconica, come se cercasse col pensiero una via di uscita alla realtà dove si trova. L’opera seconda del regista italiano Andrea Pallaoro – che verrà presentata in anteprima mondiale alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, come parte del Concorso – si anticipa da subito come un film omaggio alla Rampling; forse il ritratto di un’ossessione personale, un racconto fatto su misura dove non si sa quando finisce il personaggio e comincia la star.

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Dopo il suo esordio con Medeas nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia 2013, Andrea Pallaoro torna al Lido, essendo uno dei quattro registi italiani che quest’anno fanno parte del Concorso ufficiale del Festival. Hannah, come annuncia lo stesso regista, è la prima parte di una trilogia incentrata su protagoniste femminili. Questa volta, si concentra nel personaggio della Rampling, una donna che dopo l’arresto del marito si trova da sola, senza rendersi conto della realtà che la circonda. Mentre lei inizia a crollare, Il film segue da vicino il suo percorso di solitudine, insicurezze, paure e abbandono e indaga il confine tra l’identità del singolo, le relazioni umane e le pressioni sociali.

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Con sceneggiatura scritta da Orlando Tirado e dallo stesso Pallaoro, nel film potremmo vedere la HANNAH_il regista Andrea Pallaoro mitica star inglese in giro tra Roma e Bruxelles, sempre sotto lo sguardo instancabile del regista. E Pallaoro non nasconde certo il suo desiderio, come rivela nelle note di regia: “ho voluto sentirmi vicino a lei, tenerle la mano, incoraggiarla, rassicurarla. Più di ogni altra cosa ho voluto che il mondo la vedesse, percepisse il suo dolore e che assistesse al suo sforzo di ridefinirsi e riconoscersi, da sola, prima di scomparire”.

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