#Venezia74 – La mélodie, di Rachid Hami

Hami sa trovare una sua voce forte e mai banale, conquistando alla lunga con una fede cieca nella musica (e nel cinema…) come motore di integrazione e come possibile sintesi sociale. Fuori Concorso

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La melodia nasce dalla fatica e dal divertimento. La melodia la si raggiunge dopo incontri, scontri e perdoni. Perché la melodia, in fondo, è un’esperienza polifonica, ossia una media sentimentale che riesca ad esaltare l’individualità. La voce singola. Ecco allora: questo film sa affrontare con contagiosa sincerità molte delle questioni sociali e “politiche” che stanno attraversando l’Europa in questi anni. Il regista franco-algerino Rachid Hami (già attore per Abdellatif Kechiche) cattura intelligentemente il breve tempo “in classe” di una comunità di ragazzini delle banlieu parigine – figli di immigrati, quindi francesi di seconda o terza generazione – e si affida allo sguardo confuso e terzo del loro nuovo insegnante di musica Simon (Kad Merad, bravissimo, in uno dei suoi rari ruoli drammatici). Un uomo disilluso, forse depresso, che si trova ad insegnare uno strumento difficile come il violino superando incomprensioni e pregiudizi. La convivenza non sarà facile… sino a quando arriva Arnold, un ragazzino timido e silenzioso, che viene subito rapito dalla passione per uno strumento così “lontano” dai suoi orizzonti quotidiani. Il violino è la porta per mondi altri: Arnold suona sui tetti, per non essere visto, per non far rumore… la sua melodia si affina pian piano e la sua determinazione scalfisce persino la depressione di Simon.

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Insomma: un soggetto non certo originale, è vero. Ma Hami sa trovare una sua voce forte e mai banale, conquistando alla lunga con una fede cieca nella musica (e nel cinema…) come motore di integrazione e come possibile sintesi sociale. Partendo dagli stessi territori battuti da Laurant Cantet ne La Classe, infatti, Hami scioglie pian piano il duro pedinamento dei corpi deviando ancora verso un “sogno possibile”. Verso il concerto. Un piccolo e sorprendente film che parte dalla difficile quotinianità sociale di una metropoli contemporanea e arriva a ipotizzare un possibile immaginario condiviso. Perchè la melodia non è mai data, è un processo, un percorso, un “sentimento” a cui tendere…

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