#Venezia75 – First Man. Incontro con Damien Chazelle, Ryan Gosling e Claire Foy

Chazelle e i suoi attori hanno raccontato First Man, un film sullo spazio, ma anche su chi rimane a terra, un “documento familiare” su un eroe “non americano” ma di tutta l’umanità. Film d’Apertura

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Il 20 luglio del 1969, circa 400 milioni di persone erano sintonizzate sulle stesse frequenze  per assistere al primo passo sulla Luna; un “gigantesco balzo per l’umanità”,  compiuto da Neil Armstrong. Il regista Damien Chazelle  torna al Lido, a due anni da La La Land, con First Man, biopic sull’astronauta americano, interpretato da Ryan Gosling. Il film è prodotto da Steven Spielberg che durante le riprese di The Post è venuto a contatto con il progetto tramite il produttore Josh Singer.

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Per quelli della mia generazione tutto ciò che riguarda lo spazio è più o meno semplice o comunque dato per scontato perché da anni ormai si va nello spazio“, spiega il regista “Ricordo che più studiavo lo spazio da piccolo e più mi affascinava. Ovviamente è tutt’altro che semplice e scontato. Per fare questo film sono andato subito a vedere le capsule in cui gli astronauti venivano spediti sullo spazio e sono rimasto incredibilmente colpito. Sono minuscole, mi hanno dato un senso di claustrofobia fortissimo. Ho subito capito che era fondamentale riuscire a restituire la sensazione di vuoto che si può provare nello spazio e anche come ci si può sentire a raggiungerlo in quelle specie di lattine volanti. Anche il lavoro riguardante il suono è stato fondamentale per questo. Ho avuto l’appoggio di un team incredibile che ha riprodotto il casco di Armstrong tale e quale, il respiro che si sente nel film è stato fatto attraverso il casco. Le tute anche sono tutte vere. Questo era fondamentale per creare al meglio il suono e per dare sensazioni realistiche.”

Nei panni di Armstrong, uno degli eroi americani per eccellenza, c’è il canadese Ryan Gosling che offre il ritratto di un uomo umile e a suo modo molto introverso: “Non credo che Neil Armstrong si vedesse come un eroe americano. Gli altri probabilmente lo vedevano così, ma lui non era per niente il tipico eroe americano. I riferimenti utili che ho avuto per interpretare Neil mi sono stati dati dai figli Rick e Marc e dall’ex moglie Janet. Ho avuto la possibilità di parlare anche con la Nasa, la biografia di James R. Hansen è stata preziosissima. Ho parlato con le persone che lo conoscevano quando era piccolo,  e tutti mi hanno dato il ritratto di un uomo molto umile, un uomo estremamente rispettoso. Questo mi ha aiutato anche a restituire il suo lato emotivo. Sono stato anche molto fortunato a lavorare con attori bravissimi. Mentre mi preparavo inoltre ho deciso di imparare a volare, di capire l’ABC del volo. In questo modo ho capito subito perché lui è diventato astronauta e io no. Un astronauta porta un aeroplano che non sa se funzionerà fino al suo punto di rottura, solo per fare un piccolo passo nella tecnologia aeronautica. Sono persone davvero speciali.

Ma oltre alla vita da astronauta e all’ambiente spaziale, Chazelle ha voluto dare ampio rilievo al ritratto della famiglia che è stata molto disponibile per la buona riuscita del personaggio.La moglie e i figli di Armstrong sono stati incredibilmente gentili e ci hanno consegnato la loro storia nelle mani. Nell’interpretare Janet” racconta Claire Foyho provato a far emergere il più possibile il ruolo di chi rimaneva a terra. Armostrong non era solo un astronauta ma anche un marito e un padre
“Questo è importante” continua Chazelle “perché questa storia non è la mia. Negli altri miei film ho sempre trattato esperienze personali mentre questa è un’esperienza che è condivisa da tutti ma che non è di nessuno. Davvero poche persone sono andate nello spazio. L’attenzione sulla famiglia, su chi restava a terra, era fondamentale per avvicinare il pubblico, per permettergli di identificarsi con quello che stavano guardando. Per creare una storia personale. Diciamo che era mia intenzione cercare di restituire anche una sorta di documentario familiare.

Proprio per quel che riguarda l’attenzione verso il pubblico spende due parole Ryan Gosling quando gli viene chiesto cosa cerca in un regista. Non sapreiinnanzitutto dei bei capelli” scherza l’attore e poi continua: “per esempio Damien mi piace moltissimo perché vuole unire il pubblico attraverso l’amore per il cinema e per farlo segue sempre l’istinto. Questa per me è una qualità speciale e lui la mette sempre nel suo lavoro.

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