#Venezia76 – Incontro con Pietro Marcello, Maurizio Braucci e il cast di Martin Eden

Martin Eden arriva al Lido e in contemporanea in sala in Italia. “Jack London è stato il primo autore di massa e d’impegno politico”, raccontano gli autori

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Dopo il successo di Bella e perduta e l’intensità del documentario La bocca del lupo, il regista casertano Pietro Marcello porta a Venezia, Martin Eden, trasposizione cinematografica del capolavoro di Jack London, scritto assieme al fedele Maurizio Braucci che vent’anni fa gli mise tra le mani questo romanzo facendolo innamorare del protagonista, giovane marinaio dalla sete di cultura, che al cinema ha il volto e la prestanza fisica – come voleva London – di Luca Marinelli.
La Oakland d’inizio Novecento lascia il posto al nostro meridione, ad una Napoli archetipica a far le veci di una qualunque città portuale, teatro di «una storia universale. È la crescita di un uomo che si emancipa con la cultura. La storia di molti di noi», spiega Marcello al pubblico.

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Un romanzo di formazione amaro, degno d’uno scrittore «dalle grandi spalle», che ha saputo guardare con lucidità straordinaria al nostro secolo.
«London è stato il primo autore di massa e d’impegno politico, grande attivista socialista che aveva anticipato già allora delle riflessioni per noi importanti. Ha saputo mostrarci l’alienazione dello scrittore nell’industria, rompendo l’illusorio mito dell’intellettuale che usa l’industria a suo piacimento. Noi che facciamo cultura ci scontriamo con questo ogni giorno», aggiunge Braucci.

Frammenti di Novecento vero, di materiale d’archivio, s’insinuano nel Martin Eden di Marcello, a far da contrappunto a una narrazione che vuole raccontare fedelmente un secolo e le persone che lo vivono, a partire dal filmato rarissimo del conterraneo anarchico Errico Malatesta, che apre il film, sua personale ars poetica.

E se il Martin Eden disegnato da Marcello sembra forse troppo anti-socialista per qualcuno, questo era l’intento originale di London rivendicato dagli sceneggiatori.
«Una delle ragioni per cui ho scritto questo libro è l’attacco all’individualismo (nella persona dell’Eroe)». Era il 1909 e lo scrittore americano, incompreso, doveva render conto della sua opera.
In tempi come i nostri, d’altro canto, all’edonismo sfrenato occorre opporre «cultura, linguaggio, differenza», convengono Braucci e Marcello. «Noi abbiamo fatto il film e ci abbiamo messo tutto quello che riteniamo giusto. Questo è stato il nostro obiettivo. Anche di essere diversi, e noi abbiamo cercato di farlo attraverso qualcuno che ci ha insegnato a essere migliori».

Un film pedagogico (ed anti-pedagogico) che può parlare a molti giovani per bocca d’un eroe come Martin Eden, «archetipo del viaggiatore insaziabile. Colpito dalla fascinazione della cultura, ma che viene deluso. Fino a perdersi» – come racconta Marinelli, che si dice onorato di esser stato chiamato a far parte del cast, e di aver sperato di collaborare col regista sin dalla visione di Bella e Perduta.

Tutti, dal cast ai produttori, dichiarano di essere orgogliosi di quest’opera e di essere pronti a gettarsi in una «fossa dei leoni» d’eccellenza come Venezia. Pronti a presentare un film, girato in “stato di grazia”.
«Eravamo tutti assieme, tutti uguali, girando per le strade di Napoli, la città “tollerante”, la città che accoglie tutti e in cui sono cresciuto», dice Marcello.

Il film approda nelle sale in Italia in contemporanea al passaggio a Venezia.

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